Kroes: “Rendiamo tutte le donne digitali”

In occasione del 100mo anniversario dell’8 marzo il commissario Ue invita gli Stati membri a investire sulle professionalità Ict al femminile. “Poche donne a capo delle aziende del comparto. Bisogna puntare sulla formazione informatica”

Pubblicato il 08 Mar 2011

Donne e Ict hanno molto in comune. Ha esordito così il commissario
europeo alla Digital Agenda Neelie Kroes nel discorso tenuto a
Budapest all'interno della conferenza "Women in Science,
innovation and technology” organizzato sotto gli auspici della
presidenza ungherese. Un punto in comune tra donne e Ict? Tanto per
cominciare entrambe sono sottovalutate.

"La storia non è nuova", ha ricordato la Kroes:
"con l’emergere dei primi computer, negli Anni Cinquanta, le
donne sono state considerate (e pagate come) delle dattilografe,
non come persone capaci di apportare elementi di valore alla
progettazione e allo sviluppo di questa tecnologia. Le donne non si
sono adattate silenziosamente al loro ruolo secondario: negli Anni
Sessanta lo Uk Trade Union Congress ha rivendicato il diritto delle
donne a non essere usate come "manodopera a basso costo, ma
come tecnici specializzati". Purtroppo le aziende non erano
pronte a investire in lavoratori che percepivano come inaffidabili
e destinati prima o poi al matrimonio e alla gravidanza".

"Ma veniamo al presente. Secondo le più recenti statistiche
le donne rappresentano oltre il 50% degli studenti
nell'istruzione superiore e possiedono anche più del 50% di
tutti i dottorati nei 27 Stati membri dell'Ue. Ma solo il 20%
degli studenti in ingegneria e informatica sono donne. Vorrei
sapere perché. Fino all'età di 9 anni non c'è differenza
tra ragazzi e ragazze nei voti che ottengono in matematica e
scienze. La generazione più giovane ha grande domestichezza
nell’utilizzo del computer per accedere a Internet, chat-room e
reti sociali. Quindi, che cosa interviene dopo, perché le ragazze
rifuggono dalle carriere tecniche? Le donne hanno paura di
scegliere la scienza o vengono dissuase dallo studiare queste
materie? O forse non sono consapevoli della ricchezza e ampiezza
del settore delle Ict? La mia opinione è che abbiamo bisogno di
affrontare il problema fin da piccoli e da più angolazioni. Le
ragazze devono sapere che scienza e informatica sono importanti.
Inutile stupirci del fatto che ci siano poche donne nei quadri
dirigenti delle aziende Ict quando sappiamo che il problema inizia
a scuola".

"Diamo un'occhiata ad alcune iniziative della Commissione
europea per vedere dove si potrebbe fare di più. Abbiamo sostenuto
la creazione di un codice di condotta per le imprese e
l’istituzione di un esercizio di 'shadowing' che invita
le ragazze a seguire per un giorno un ingegnere donna in azienda
per vedere in che cosa consiste il suo lavoro. Abbiamo utilizzato i
social media e condotto studi. Ma anche se notiamo un
miglioramento, il cambiamento è troppo lento proprio perché
occorre assumere una prospettiva più ampia. Portare le donne nelle
Ict richiede qualcosa di più del coinvolgimento della tecnologia o
del sistema scolastico. Si tratta di far progredire la loro
carriera, rendere le retribuzioni uguali a quelle degli uomini,
creare strutture che permettano di conciliare la vita familiare e
quella professionale, e così via".

"Quindi, sì, abbiamo bisogno di strumenti come il 'Codice
di buone pratiche delle donne nelle Ict', che ha già 60
firmatari. Ma il Codice è in realtà solo un indicatore di un
cambiamento culturale più ampio di cui abbiamo bisogno in questo
settore. Tanto per dare la misura di quanto occorra impegnarsi di
più: qualcuno può nominare una donna che ha creato e gestisce una
grande azienda Ict? No, certo che no. In questa galleria di grandi,
i nomi noti sono Jobs, Gates, i ragazzi di Google, i ragazzi di
Skype, Zuckerberg e i suoi amici. Ma io vorrei una donna in questo
elenco. Non perché le donne leader risolveranno tutto, ma perché
saranno un segno di equilibrio nel settore. Saranno un segno che le
ragazze sono state incoraggiate a studiare ciò che vogliono
veramente. Che il mondo vede e ascolta i talenti delle donne. Io
dico alle donne: se è quello che volete, provateci! Non lasciatevi
scoraggiare da un no! Prendetevi il posto di comando, non le ultime
file".

"Alcune aziende sono state molto attive nel dare l'esempio
giusto. Queste imprese riconoscono che i gruppi di lavoro più
innovativi e creativi sono quelli più variegati. Le aziende
competitive sanno che il bacino di talenti deve includere persone
di entrambi i sessi e di ogni genere. Le aziende migliori sanno
adottare una prospettiva più ampia. Per esempio, Intel ha
sviluppato delle reti per sostenere il personale femminile. Queste
reti vanno dal Women's Initiative Portal globale, che è un
trampolino di lancio per molte idee e progetti, al Women's
Leadership Exchange – che guida le donne con più esperienza a
farsi strada per raggiungere i vertici aziendali. Un altro esempio
interessante si trova in Ibm, che ha creato i campi
"Excite" per far conoscere alle ragazze più giovani le
tecnologie e aiutarle a superare alcuni pregiudizi nei confronti
delle donne che scelgono studi e posti di lavoro nelle Ict. Questo
è per citarne solo due, ma ci sono molti altri esempi
positivi".

"Sono tutti passi nella giusta direzione (anche se ora voglio
vedere tutti i Cio investire i loro soldi per queste iniziative),
ma non dimentichiamo che aziende e governi devono fare di più che
gestire network e campi estivi: lo sforzo deve essere ad ampio
spettro, da una migliore assistenza ai bambini piccoli a un miglior
equilibrio tra materie umanistiche e scientifiche nel sistema
scolastico.
Quindi il mio messaggio di oggi è che abbiamo bisogno di costruire
un trampolino di lancio per un profondo cambiamento culturale.
Dobbiamo promuovere e intraprendere una lunga serie di azioni, e io
farò del mio meglio in proposito, rendendo l'Agenda Digitale
per l'Europa un programma a tutto campo. E stiamo mettendo voi
– non noi stessi – al centro di questa agenda".

"In conclusione, mentre celebriamo il 100° anniversario della
Giornata internazionale della donna, sono frustrata e al tempo
stesso ottimista. Le donne sono state dei pionieri in questo
settore che ancora non le rende uguali agli uomini: ricordate che
"Eniac", il primo computer, è stato programmato da sei
donne. Ma raramente abbiamo ottenuto i riconoscimenti che meritiamo
e raramente siamo incentivate a lavorare nelle Ict o a salire ai
vertici più alti. Dalle aule scolastiche ai cda, fino ai garage
dove nascono le start-up, il mio messaggio è lo stesso. Non ha
senso rendere digitale solo metà dell’Europa. Non c'è posto
per il machismo senza senso nel nostro futuro digitale. Fino a
quando l'intero settore non capirà questo e non agirà,
rischieremo un enorme divario di competenze e l'Europa resterà
indietro".

"Dobbiamo guardare a queste sfide con una prospettiva più
ampia. Le nostre iniziative devono essere guidate dalla volontà di
trasmettere un preciso messaggio: l’Ict è per tutti. Le carriere
nelle Ict sono per gli uomini e per le donne. E se il cambiamento
è più lento di quanto vorremmo, ricordiamoci che siamo noi i
primi a dover cambiare. E’ nostra responsabilità utilizzare i
nostri talenti – lo dobbiamo a noi stessi, e a tutte le donne.
Rendiamo tutte le donne digitali".

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