In Italia non si fa ricerca nell’Ict, considerata un settore
“strategico”. A dirlo il Barometro sugli investimenti in R&S
elaborato dall'Associazione Italiana per la Ricerca Industriale
(Airi).
Complessivamente, in tutti i settori, l’Airi rileva un piccolo
incremento pari all'1,18% negli ultimi quattro anni, anche non
lineare: nel 2007-2008 il Barometro ha registrato una flessione
pari all'1,84% per poi subire un crollo del 6,61% negli anni
più difficili della crisi economia (2008-2009) e impennarsi invece
del 10,48% nel periodo 2009-2010, grazie soprattutto alla ripresa
dell'export di prodotti ad alta e media tecnologia.
Ma a voler analizzare questi numeri paragonandoli con
l'andamento registrati altri Paesi avanzati, l'Italia resta
il fanalino di coda in Europa. “Siamo in ritardo – ammette Renato
Ugo, presidente dell'Airi – Investiamo circa la metà della
media degli altri paesi, nel migliore dei casi 2/3”.
Grandi gruppi come Pirelli, Fiat, Finmeccanica e – anche se in
misura minore – Telecom, investono in ricerca una percentuale sul
fatturato simile alla media dei Paesi più avanzati. “Il problema
– puntualizza Ugo – è che in Italia i grandi gruppi sono pochi e
non riescono a coprire tutti i settori”. E l’Ict è appunto uno
di questi.