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L’Antitrust indaga su Expedia e Booking: “Ostacolano i consumatori”

L’authority apre un’istruttoria su segnalazione di Federalberghi, Guardia di Finanza e Aica. Le commissioni e le clausole nei contratti con le strutture ricettive potrebbero limitare la concorrenza per le prenotazioni. E gli utenti sarebbero limitati nella ricerca di eventuali offerte migliori

Pubblicato il 19 Mag 2014

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Un’istruttoria per “verificare se le agenzie turistiche on line Booking ed Expedia limitino, attraverso gli accordi con le strutture alberghiere, la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita, ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare sul mercato offerte più convenienti”. Ad avviare il procedimento è stata l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, su segnalazione di Federalberghi, del gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza e Aica (Associazione italiana Confindustiria Alberghi).

“Oggetto di analisi dell’Antitrust – si legge in una nota dell’authority – le clausole previste da Booking ed Expedia che vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi)”.

“Secondo l’Antitrust – prosegue il comunicato – l’utilizzo di queste clausole da parte delle due principali piattaforme presenti sul mercato potrebbe limitare significativamente la concorrenza sia sulle commissioni richieste alle strutture ricettive che sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali. Il procedimento – conclude la nota – deve concludersi entro il 30 luglio 2015”.

Arriva a caldo il commento di Booking.com, gruppo olandese di prenotazioni online, che in una nota esprime “massima collaborazione e rispetto nei confronti dell`Agcm. Già a febbraio – precisano dalla società – Booking.com aveva scritto all`Antitrust rendendosi disponibile al dialogo nella massima trasparenza, fiduciosa del rapporto con i propri clienti e del confronto sempre aperto con le singole strutture alberghiere”.

“L’apertura dell’istruttoria – commenta Giorgio Palmucci, presidente dell’Aica – è un primo passo molto importante. L’Autorità ha ritenuto quindi fondate le nostre argomentazioni che lamentavano un condizionamento della libera concorrenza e delle commissioni imposte alle imprese. Ovviamente – aggiunge Palmucci – l’auspicio è che l’istruttoria abbia un esito positivo aprendo una nuova fase nel rapporto con quelli che sono i principali attori del mercato on line, questo nell’interesse delle imprese, oggi troppo condizionate nelle loro politiche commerciali dallo strapotere delle Olta – e dei consumatori che da un mercato effettivamente libero non possono che trarre vantaggi. L’Italia – conclude Palmucci – è tra le prime destinazioni al mondo e non possiamo nasconderci l’importanza che le Olta hanno per il nostro mercato, ma dobbiamo poter competere a livello internazionale senza subire ingiusti condizionamenti e penalizzazioni”.

La denuncia di Federalberghi risaliva a febbraio, e chiedeva di annullare “le clausole vessatorie che i grandi portali di prenotazione impongono agli alberghi, distorcendo le regole del libero mercato e assoggettando le imprese a un regime di commissioni sempre più gravoso”. Clausole che secondo Federalberghi “determinano barriere alla concorrenza che impediscono l’ingresso nel mercato di nuovi operatori dell’intermediazione, a tutto svantaggio dei consumatori finali”. “La clausola di parity rate – citavanono a titolo di esempio dall’associazione degli albergatori annunciando la loro intenzione di rivolgersi all’Antitrust – che vieta agli alberghi di pubblicizzare prezzi inferiori a quelli esposti sui grandi portali di prenotazione, priva i turisti della possibilità di ottenere condizioni più favorevoli rivolgendosi direttamente all’albergo o ad altri intermediari che sarebbero disposti ad applicare commissioni più basse”.

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