LO SCENARIO

L’estate calda di Altice: Sfr verso il delisting e Charter nel mirino

La holding raggiunge il 95% del capitale dell’operatore francese e ne annuncia l’uscita dalle contrattazioni in Borsa. Intanto negli Usa prepara un’offerta da 185 miliardi per il takeover sull’operatore via cavo

Pubblicato il 10 Ago 2017

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Giorni caldi per Altice, impegnata contemporaneamente sul fronte europeo in Francia e su quello d’oltreoceano, negli Stati Uniti. Il gigante francese delle telecomunicazioni e delle trasmissioni via cavo infatti sta da una parte preparando l’uscita dalla borsa di Sfr. Dopo essere salita a oltre il 95% dell’operatore ha immediatamente lanciato un’offerta pubblica per il delisting. E dall’altra, negli Usa, è impegnata a sbarrare la strada ai progetti di consolidamento di Softbank, mettendo a punto un’offerta da 185 miliardi di dollari per il takeover su Charter Communications, il secondo operatore via cavo degli Stati Uniti con 26 milioni di abbonati, su cui aveva messo gli occhi anche la società guidata da Masayoshi Son.

Quanto all’operazione in Europa, in un comunicato Altice indica di possedere ormai il 95,9% di Sfr e lancerà a settembre un’offerta di ritiro obbligatorio della società dalle negoziazioni di Borsa, al prezzo di 34,5 euro per azione. Il superamento della soglia del 95% è stato possibile, spiega la società, grazie a vari accordi di acquisto di titoli in cambio di azioni Altice di tipo A. Non è la prima volta che la holding di Drahi cerca il delisting di Sfr. Nello scorso settembre Altice aveva lanciato un’Ops per prendere il controllo del 22,25% del capitale dell’operatore di tlc non ancora in suo possesso. L’offerta era di 8 azioni Altice Nv di categoria A, quotate ad Amsterdam, contro 5 azioni Sfr, ma la Amf, il gendarme del mercato francese, la aveva bocciata, giudicandola non conforme.

Quanto all’interesse per Charter, la notizia è trapelata dalle pagine del Financial times, e va a inserirsi in un dossier in cui a fare la corte all’operatore c’era già Softbank. Ma non è detto che alla fine l’offerta arrivi a essere formalizzata, a causa dell’indebitamento necessario per procedere all’acquisizione, considerando che la holding ha gia’ 49 miliardi di euro di debito.

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