L’Antitrust Ue ha aperto due procedure formali su Google, inviando all’azienda uno “Statement of objection” con l’accusa di “abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca su internet” e separatamente ha aperto un’indagine formale sul sistema Android. Google dovrà rimediare ai dubbi Ue, o rischia una maxi-multa. Il tempo per le risposte è dieci settimane.
Questa mossa dovrebbe rappresentare il più duro attacco contro un colosso hi-tech americano dall`inchiesta contro Microsoft nel decennio scorso. Le authority europee potrebbero imporre una multa da oltre sei miliardi di dollari e ingiunzioni contro l’azienda. Il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager ha preso la decisione dopo essersi consultata con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. La decisione rappresenta un “cattiva notizia” per Google, ha fatto sapere Ioannis Lianos, professore all’University College London perché significa che le autorità europee non vogliono patteggiare”. “È un’indagine seria con conseguenze serie. Nei casi di abuso di posizione dominante”, mette in evidenza Spencer Waller, professore antitrust alla Law School di Chicago, “sono di solito previste multe ed è imposto il cambiamento di alcuni comportamenti”.
La Commissione Ue accusa Google di aver “sistematicamente favorito” i suoi prodotti nelle pagine di ricerca generali. In particolare sotto accusa è il servizio “Google shopping”, che secondo la Commissione viene messo in una posizione più evidente rispetto agli altri concorrenti che propongono prodotti da acquistare. Per Bruxelles questo “viola le norme Antitrust Ue perché soffoca la concorrenza e danneggia i consumatori”, e i rimedi presentati finora sono giudicati “insufficienti”. L’invio dello “Statement of Objections” però “non pregiudica l’esito dell’inchiesta”, precisa la Commissione.
“Temo che Google dia un vantaggio anticompetitivo ai suoi servizi di shopping, ora ha l’opportunità di convincerci del contrario, ma se l’indagine confermerà i nostri sospetti Google dovrà affrontare le conseguenze legali e modificare il modo in cui conduce gli affari in Europa”, ha detto Vestager.
L’altra indagine formale si concentra sulla “condotta” di Google nel suo sistema operativo Android, e “cercherà di verificare se l’azienda ha stretto accordi anticoncorrenziali o abusato della sua posizione dominante nel campo dei sistemi operativi, applicazioni e servizi per smartphone”. “Gli smartphone, tablet e simili giocano un ruolo crescente nella vita delle persone e voglio essere sicura che il mercato in questa area possa fiorire senza limitazioni anticoncorrenziali imposte da qualche azienda”, ha spiegato Vestager.
Immediata la replica di Google. “Anche se Google può essere il motore di ricerca più usato – sostiene l’azienda Usa sul suo sito blog – ora la gente puo’ trovare e avere accesso alle informazioni in molti modi diversi, per cui le accuse di danneggiare consumatori e concorrenti sono fuori bersaglio”.
“Con rispetto, ma siamo fortemente in disaccordo con lo ‘Statement of objection’ e non vediamo l’ora di presentare la nostra posizione nelle prossime settimane, ha poi detto BigG.
Per quanto riguarda Android, Mountain View sottolinea che realizzando un “sistema operativo eccellente, gratuito e open source, speravamo di poter alimentare in modo decisivo l’innovazione in questo settore e lasciare ai produttori e agli sviluppatori la possibilità di concentrarsi su ciò che fanno meglio”.
“Il modello Android ha portato i produttori a competere sulle loro innovazioni uniche. Gli sviluppatori oggi possono raggiungere vasti pubblici e costituire business solidi – prosegue Google – I consumatori hanno una scelta senza precedenti, a prezzi sempre più bassi. Attendiamo di discutere queste temi in maggiore dettaglio con la Commissione Europea nel corso dei prossimi mesi”.
Google ha cercato per due anni di patteggiare con l’Unione Europea, ma senza esito. Mountain View realizza – secondo alcune stime – il 35% dei suoi ricavi in Europa e la sua quota nella ricerca online supera il 90% in molti paesi europei, a fronte del 65% negli Stati Uniti.
Il dossier su Google, l’Antitrust Ue lo ha aperto nel 2010. Il predecessore di Vestager, Joaquín Almunia, ha provato per tre volte a raggiungere un accordo con Google, sempre falliti a seguito di feroci critiche da varie aziende europee, tra cui diversi editori.
Per il commissario al Digitale, Gunther Oettinger “le indagini dell’Antitrust su Google sono un passo molto importante! Sara’ interessante vedere la risposta di Google. La trasparenza conta!”.