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L’innovazione digitale raggiunge (anche) la nostra tavola

La quarta rivoluzione industriale sbarca nella filiera agricola e agroalimentare. Con la tecnologia si migliorano l’irrigazione e la fertilizzazione

Pubblicato il 16 Dic 2016

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La quarta rivoluzione industriale, quella delle macchine intelligenti, interconnesse e collegate a Internet, sbarca anche nella filiera agricola e agro-alimentare. Il Piano Nazionale Industria 4.0 parla chiaro: agevolazioni fiscali e risorse (a titolo esemplificativo: proroga del superammortamento, ipotesi di iperammortamento, crediti d’imposta per le attività di ricerca) per rendere protagonista l’agrifood nello sviluppo economico del Paese.

“Il neonato Osservatorio Smart AgriFood – spiega Filippo Renga, direttore dell’iniziativa promossa dal Politecnico di Milano con il Laboratorio RISE dell’Università di Brescia – vuole individuare le diverse innovazioni digitali che stanno trasformando la filiera agricola e agro-alimentare, comprendere il valore attuale e prospettico dello smart agrifood italiano, identificare gli spazi di applicazione e le ricadute sull’intera filiera”.

Grazie alla tecnologia potremo migliorare le modalità di irrigazione e fertilizzazione delle colture, tracciare più in dettaglio il ciclo di vita dei prodotti e ridurne la contraffazione, impiegare in modo più mirato i fattori produttivi e indirizzare con più precisione la produzione, contribuire a produrre energia sostenibile, migliorare la gestione nello smaltimento dei rifiuti e rendere più efficienti i processi documentali per snellire alcune attività di supporto. Sono solamente alcuni dei benefici ottenibili con il supporto di diverse tecnologie: dalle internet of things (IoT) ai droni, dai big data e analytics alla mobility, fino alla connettività a banda larga, indispensabile perché il sistema nel suo complesso possa funzionare.

“In questo contesto – prosegue Renga – dedicheremo attenzione anche al mondo delle startup, sia attraverso un vero e proprio censimento di queste realtà nell’ambito agrifood, sia cercando di individuare al loro interno le iniziative più interessanti, che possono stimolare sia la domanda, sia l’offerta tecnologica”.

Proprio il mondo delle startup, attivamente impegnato nella collaborazione con quello universitario, sta vivacizzando l’offerta tecnologica e alzando la velocità di aggiornamento dei singoli comparti. Da lì provengono alcune soluzioni in grado di risolvere problemi a elevato impatto per le comunità. Qualche esempio? Per far fronte alla diminuzione di terreni coltivabili nascono le Vertical Farm: vere e proprie serre sviluppate in altezza per la coltivazione di vegetali su più strati. Dagli oltre 8 milioni di litri di siero di latte, classificato come rifiuto speciale, si possono ricavare biocarburanti, ma anche estrarre la parte proteica, dotata di proprietà nutrizionali e farmacologiche di tutto rispetto. E nel futuro forse avremo anche abiti confezionati con tessuti sostenibili, derivati dalle bucce e dalle fibre degli agrumi. Chissà se anche il nostro abbigliamento profumerà di limone o pompelmo!

Quali sono le applicazioni oggi più diffuse e i loro ambiti applicativi? Delle 180 soluzioni circa, presenti sul mercato nazionale, più dell’80% riguarda l’agricoltura di precisione in senso stretto, il 16% la qualità ambientale e alimentare, mentre la quota residua si divide tra i temi della tracciabilità e della digitalizzazione delle procedure. Ben il 62% delle tecnologie è IoT based, utile a monitorare le attività svolte nei campi. Oltre l’80% dei fornitori si colloca tra gli specialisti in agritech, i produttori di macchine agricole e i system integrator. La coltivazione assorbe quasi il 90% delle soluzioni che, per la parte restante, si ripartiscono tra allevamento e agri-allevamento. I comparti trasversali sono quelli con la più intensa diffusione tecnologica (64%), seguiti a distanza da quelli dell’ortofrutta e del vitivinicolo, entrambi al 15%.

“L’agroindustria – conclude il Direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood – conferma tutta la sua importanza, non solo per il miglioramento a cui può puntare internamente con un impiego intensivo delle tecnologie, ma anche come bacino per la creazione di benefici per l’intero sistema Paese. La riduzione degli sprechi delle risorse, la produzione di carburanti da fonti di riciclo, la reimmissione in circolo di risorse smaltite e depurate, rappresentano un valore per tutti. La maggiore efficienza che può derivare dall’impiego delle tecnologie, avrà anche il compito di generare nuove risorse finanziarie, utili a potenziare la presenza dei nostri prodotti e di tutta la filiera agroalimentare sui mercati internazionali, valorizzando ulteriormente il made in Italy”.

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