Ad arroventare il clima delle ore precedenti alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti ha contribuito nelle ultime ore anche un black out che ha riguardato Twitter, tra le sei e le otto del mattino, sia da Pc sia da mobile, prevalentemente in Giappone e in diverse aree degli Usa, ma con effetti limitati in Europa, e un attacco Ddos, (Distributed denial of service) di cui sarebbe stato vittima Wikileaks, il sito fondato da Julian Assange, subito dopo la pubblicazione di alcune mail che riguardavano i democratici, che sarebbero così risultati non consultati per il pubblico.
A confermare i problemi a Twitter è stato lo stesso Ceo del sito di microblogging, Jack Dorsey, che ha ammesso che “il servizio è “stato indisponibile a intermittenza per alcuni utenti”, e che la situazione è stata “ripristinata e che gli ingegneri continuano a monitorare le cause dell’incidente”.
In contemporanea al down sul microblog, è stato registrato un fenomeno simile, ma di durata più breve, sul sito di Wikileaks, denunciato dall’organizzazione sui social media, dove si è parlato di “server erano sotto attacco Ddos” dopo la pubblicazione di alcune e-mail riguardanti i Democratici, alcune delle quali riguardavano la campagna elettorale di Bernie Sunders durante le primarie.
Il “Distributed Denial of Service” è un mezzo con cui gli hacker impediscono il regolare flusso di dati, sovraccaricando i server con informazioni inutili e ripetute richieste di caricamento di pagine web.
Una circostanza che, anche in virtĂą della coincidenza dei due fenomeni, ha destato allarme tra chi ha temuto che l’intento dei pirati informatici fosse di impedire al sito di Julian Assange di diffondere nuovo materiale sui Clinton che potrebbe “disturbare” le ultime ore della campagna elettorale di Hillary nella corsa contro il repubblicano Donald Trump.