Se il futuro dell’Ict è nella sua pervasività, anche l’università deve essere pervasiva. Ecco perché stanno nascendo in varie parti d’Italia corsi di laurea destinati a formare figure professionali ibride in cui competenze di ingegneria informatica si intrecciano con insegnamenti di comunicazione, marketing, architettura o giurisprudenza. Di “ingegneri umanisti” ha parlato Mario Frullone, direttore delle ricerche della Fondazione Ugo Bordoni (Fub), commentando la ricerca presentata qualche settimana fa da Fub e Cotec dal titolo “Il ruolo del capitale umano nel settore Ict”.
“Occorre rivedere il percorso formativo degli ingegneri – aveva detto il rappresentante della Fondazione impegnata in ricerca e innovazione – improntandolo ad un’interdisciplinarietà che possa davvero contribuire al cambiamento e spingere le imprese ad aprirsi a prospettive nuove”. Servono nuove skills, insomma, e un nuovo modo di valutare formazione e competenze da parte delle università. Qualcuno ci sta già provando, anche se la strada sembra ancora lunga.
L’Università degli Studi di Udine, per esempio, propone un corso di laurea magistrale in Comunicazione multimediale per formare esperti della comunicazione e delle tecnologie ad essa connesse realizzato in collaborazione tra la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali e quella di Scienze della Formazione.
“Per costruire prodotti multimediali – spiega Gian Luca Foresti, preside della Facoltà di Scienze della Formazione – occorrono conoscenze scientifiche e tecnologiche avanzate, ma anche capacità di inserire i contenuti”. Tra le materie insegnate ci sono grafica e modellizzazione 3D, sistemi multimediali intelligenti, televisione digitale interattiva, human computer interaction, elaborazione e trasmissione video. Sponsorizzato da imprese che operano nel settore multimediale e nel mercato dell’innovazione, il corso garantisce stage in azienda a tutti gli studenti. “Invitiamo le realtà imprenditoriali nella sede dell’Università – dice Foresti -, loro presentano progetti, lo studente ne sceglie uno e lo sviluppa fino alla laurea”.
Il gemellaggio con l’Università di Klangenfurt permette agli studenti di sostenere un intero semestre (30 crediti universitari) nella città austriaca, ottenendo una seconda laurea in IT valevole in tutta Europa. I corsi sono sempre tenuti in inglese. L’Ict pervade anche le materie giuridiche, fino a qualche anno fa consi derate distanti dal mondo delle nuove tecnologie. L’Università degli Studi di Torino propone un insegnamento in Informatica giuridica, nell’ambito della Laurea a ciclo unico in giurisprudenza, con materie come Tutela dei dati personali in rete, Privacy digitale e copyright digitale, Governance di Internet e problemi di intelligenza artificiale relativi a robotica militare e robotica civile.
“La rivoluzione informatica – spiega il docente titolare del corso, Ugo Pagallo – ha inciso sugli ordinamenti giuridici contemporanei tanto sul piano generale della teoria del diritto quanto sul piano particolare dei singoli istituti. Il corso punta ad affrontare, da un lato, le forme in cui le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’intelligenza artificiale e i sistemi esperti mutano l’approccio dei giuristi. Dall’altro intende cogliere il profondo mutamento in atto attraverso le sfide scientifiche, metodologiche e propriamente giuridiche”.
Discipline apparentemente opposte si sposano anche all’Università degli Studi di Pisa dove esiste un corso di laurea in Informatica umanistica, l’unico in Italia con questa denominazione. Insieme alla formazione di base in studi linguistici, filologici e letterari, il corso garantisce la padronanza degli strumenti teorici, metodologici e tecnici relativi al trattamento informatico dei testi, la capacità di impostare e realizzare banche dati e archivi digitali e la conoscenza dei principi costitutivi di comunicazione e sicurezza telematica.
Realizzato in collaborazione tra Facoltà di Lettere e di Scienze matematiche, il corso offre sbocchi professionali nell’editoria elettronica e nella comunicazione visuale. “Due anni fa abbiamo iniziato il laboratorio di cultura digitale sull’interazione tra scienze umane e tecnologia” dicono i docenti
Mirko Tavoni e Maria Simi. “In generale, dopo la riforma dell’Università – sostengono – gli atenei italiani si stanno orientando verso insegnamenti chiusi all’interno dei dipartimenti. Noi siamo nati in una stagione che sembrava di crescita e grande apertura verso l’interdisciplinarietà, poi c’è stata la restaurazione. Abbiamo resistito perché eravamo solidi, ma altre realtà più deboli sono state spazzate via”.