EFFETTO DOMINO

La “bomba” Apple sui mercati mondiali, tagliate le stime. Pesa la debolezza della Cina

Il Gruppo rivede al ribasso le previsioni sui ricavi. Tim Cook: “Sottovalutato la frenata dell’economia cinese, diminuita la domanda di iPhone”. Crolla il titolo a Wall Street. Il ruolo della Trade War

Pubblicato il 03 Gen 2019

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Apple rivede al ribasso le stime sui ricavi del trimestre appena chiuso, sotto la forza d’urto della guerra commerciale Usa-Cina e dell’indebolimento della domanda di iPhone. Ed è effetto domino sui mercati mondiali. Dopo un’apertura in calo le Borse europee hanno ripreso quota. In forte calo il comparto tecnologico. In rosso anche le borse asiatiche. Il titolo Apple crolla a Wall Street perdendo il 10%: le vendite delle azioni spingono il valore di mercato che si prepara a scivolare al quarto posto nella classifica delle aziende Usa quotate più grandi: Apple finirebbe sotto Alphabet (al primo posto Microsoft, al secondo Amazon). Ai prezzi attuali la capitalizzazione sarebbe inferiore ai 683 miliardi, 317 miliardi meno rispetto ad agosto scorso quando raggiunse una capitalizzazione di mille miliardi di dollari.

In una lettera gli investitori, il Ceo Tim Cook ha giustificato la mossa alla luce di un rallentamento nei mercati emergenti “la cui portata non era stata prevista”, specialmente in Cina. A questo si aggiunge il fatto che meno persone del previsto hanno abbandonato i loro vecchio smartphone per passare ai modelli più recenti.

In quello che per il produttore dell’iPhone rappresenta il primo trimestre fiscale, ora sono attese vendite per circa 84 miliardi di dollari. In occasione dell’ultima trimestrale diffusa il primo novembre scorso, il gruppo aveva originariamente previsto nel periodo che comprende la cruciale stagione dello shopping natalizio un fatturato tra gli 89 miliardi e i 93 miliardi di dollari.

Ieri, prima della diffusione della lettera di Cook, Apple valeva 749,4 miliardi di dollari. Reduce da un anno in calo dell’8%, nel dopo mercato il titolo ha subito un tonfo del 7,23% a 146,5 dollari dopo avere chiuso una seduta in rialzo dello 0,11% a 157,92 dollari.

Dal picco di ottobre Apple ha ceduto oltre il 30%. Microsoft resta l’azienda Usa con la maggiore capitalizzazione (776,2 miliardi) seguita da Amazon (752,6 miliardi).

Apple sostiene che “il contesto economico in Cina sia stato ulteriormente colpito dalle crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti“. A fronte di una maggiore incertezza che ha pesato sui mercati finanziari, ha aggiunto il Ceo del gruppo californiano, “anche i consumatori hanno iniziato ad avvertirne le conseguenze con il traffico nei nostri negozi in Cina calato” nel trimestre. Nonostante abbia parlato anche di una “contrazione particolarmente forte” del mercato degli smartphone nella Greater China – la Regione che include Cina, Hong Kong e Taiwan – Cook crede che le attivita’ del gruppo nella nazione abbiano un “futuro brillante”.

Nella lettera il Ceo ha spiegato che ricavi generati dagli iPhone, più bassi di quanto anticipato soprattutto nella Greater China, hanno determinato la revisione al ribasso delle guidance. “Infatti, categorie al di là dell’iPhone (Servizi, Mac, iPad, dispositivi indossabili e accessori) hanno insieme visto una crescita anno su anno di quasi il 19%“, ha precisato.

Cook ha tentato di tranquillizzare dicendo che anche se la revisione delle guidance è “deludente”, “la nostra performance in molte aree mostra una forza notevole”. Il Ceo ha citato un numero record di dispositivi del gruppo attivi, cresciuti di oltre 100 milioni di unità in 12 mesi. “Non ci sono mai stati cosi’ tanti dispositivi in uso e ciò è una prova della fedeltà, della soddisfazione e del coinvolgimento dei nostri clienti”, ha continuato Cook prevedendo ricavi record in Usa, Canada, Germania, Italia, Spagna, Olanda e Corea del Sud.

Apple conta anche di mettere a segno utili per azione record e di chiudere il difficile trimestre con una liquidità a disposizione di circa 130 miliardi di dollari. Lo scorso agosto Apple era diventata la prima azienda Usa a conquistare una capitalizzazione di mille miliardi di dollari.

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