Se è una conferma scoprire che il 90% delle aziende italiane
utilizza regolarmente i processi di riporting e che il 79% si
avvale di strumenti di pianificazione, è invece una sorpresa
rilevare che due aziende su tre, cioè il 67% del campione, non
ricorra a una confronto con i concorrenti, quando in realtà il
benchmark costituisce un prezioso strumento per comprendere a fondo
l’andamento del business, oppure scoprire che il 55% delle
aziende non misura con regolarità (una volta ogni nove mesi
almeno) la fidelizzazione dei clienti. Questi riscontri emergono da
una indagine di Axiante svolta sui responsabili Ict di 150 imprese
di medio-grande dimensione nei settori del manifatturiero, del
commercio e dei servizi.
Axiante è una società di consulenza, attiva soprattutto
nell’ambito della business intelligence: conta una cinquantina di
consulenti e nel 2009 ha realizzato un fatturato di 5 milioni di
euro, di cui una grossa fetta all’estero. “I dati relativi
all’analisi della concorrenza e della fidelizzazione – osserva
Romeo Scaccabarozzi, presidente di Axiante – ci hanno un po’
stupiti, in quanto dimostrano una scarso utilizzo di funzioni
importanti, oggi ampiamente disponibili”.
Questo stando almeno alla visione dei Cio. Nulla vieta che il
marketing ne faccia uso all’insaputa dei sistemi informativi e
quindi al di fuori di una logica di allineamento tra business e It,
oggi tanto invocato. L’84% dei responsabili It ha altresì
affermato di ritenere la business intelligence una priorità per i
prossimi mesi. Un’altra indicazione riguarda i data warehouse:
più di una azienda su due intende adeguare già nel corso di
quest’anno il proprio DW, risalente in pratica a più di cinque
anni fa. “E dunque – rileva Scaccabarozzi – del tutto
inadeguato alle odierne esigenze di business, sia che lo si misuri
in termini prestazioni Ict sia in base alla evoluzione delle
scenario competitivo”.