l tema al centro dell’ultima edizione del Festival dell’Economia di Trento, “Cicli di vita e Rapporti tra generazioni”, possiede un forte riflesso sulle città soprattutto se si considera il ruolo decisivo dei giovani per la sostenibilità e l’innovazione urbana. Spesso si ricorda che l’attuale generazione giovane sarà la prima a vivere peggio dei propri padri, ma ciò non vale solo sul piano economico bensì soprattutto sul piano ambientale.
Scarsità di risorse, città più inquinate, carenza abitativa sono alcuni dei problemi principali a cui i giovani dovranno far fronte nei prossimi anni. Questo cambio di scenario rappresenta però al contempo una preziosa opportunità per cambiare le proprie abitudini in materia di consumo energetico o di mobilità come anche nell’utilizzo degli spazi pubblici.
La generazione Erasmus è infatti la prima a potersi fare portatrice nel proprio contesto urbano di una visione innovativa della qualità della vita e dell’utilizzo delle nuove tecnologie capaci di influenzare comportamenti e visioni politiche sul medio e lungo periodo in Italia. Questa maggiore consapevolezza del proprio ruolo per lo sviluppo di città innovative e partecipate si concretizza anche nel rilancio dell’impegno civico e nella partecipazione alle scelte di governo del territorio.
Dall’ultimo rapporto Cittalia-Forum nazionale dei giovani sulla partecipazione giovanile emerge che il Comune è il livello amministrativo in cui è maggiore la volontà di impegno degli under 35. Lo testimoniano anche i dati sui giovani amministratori italiani, una pattuglia di 26mila ragazzi concentrati soprattutto nei piccoli Comuni e nelle regioni del nord che dimostra quanto la spinta all’innovazione e alla sostenibilità possa venire più facilmente dai nativi digitali piuttosto che da politici più anziani. Questa tendenza, confermata anche dalle ultime amministrative (che ha visto l’elezione di ben 65 nuovi sindaci under 35), apporta nuove competenze ed approcci innovativi al livello locale, a partire proprio dall’utilizzo delle nuove tecnologie.
Già da tempo nel resto d’Europa le strategie smart vedono i giovani come driver per lo sviluppo di un’intera comunità non con politiche o interventi specificatamente rivolti a questo target, ma facendo leva sul loro ruolo naturale di motore del cambiamento e di stimolo per il coinvolgimento di un’intera comunità sul risparmio energetico o la graduale modifica delle abitudini di consumo alimentare o energetico.
Mentre Amsterdam ha puntato sui giovani per favorire la riqualificazione energetica di Utrechtastraat, di un centro sociale e culturale come il De Baile o per garantire il successo delle varie iniziative a sostegno del trasporto a due ruote, le danesi Aarhus e Tallinn hanno puntato sui giovani per lo sviluppo di saperi urbani e di innovazione diffusa per sviluppare la città attorno ai poli della conoscenza.
Nel caso della città danese alfiere della sostenibilità energetica, il distretto di Katrinebjerg rappresenta un campus scientifico parte integrante della fabbrica urbana, capace di mettere in collegamento l’accademia con le imprese del territorio in un vero e proprio Smart city Lab, motore per progetti di ricerca e sviluppo condivisi e partecipati.
Tallinn invece ha riprogrammato a partire dagli anni ‘90 il suo sviluppo urbano sui giovani talenti presenti sul territorio, a cui sono stati garantiti spazi e sostegni inediti per l’innovazione capaci di favorire la nascita di software di successo come Skype. Il coinvolgimento dei residenti, e in particolare dei più giovani, si è rivelato nella capitale estone un elemento decisivo per la promozione del rapporto tra innovazione e sostenibilità, capace di creare vantaggi sul medio periodo con l’annunciata introduzione della gratuità dei trasporti pubblici a partire dal 2013.
D’altronde la partecipazione civica rappresenta un elemento sempre più presente in tutti i programmi e le iniziative urbane lanciate dalla Commissione europea, dal Patto dei sindaci a Urbact, a dimostrazione che nelle villes durables (concetto di città sostenibili sul piano economico, sociale ed ambientale rilanciato dalle ultime presidenze di turno dell’Unione europea) sono i giovani ad essere i soggetti più indicati a raccogliere quel contributo che viene dall’Europa di idee, spunti ed ispirazioni capaci di cambiare dal basso i modelli di governance del territorio.