Umane, troppo poco umane, direbbe Mark Zuckerberg pensando alle soluzioni che Microsoft, Apple e Google hanno creato per aiutare i propri utenti a districarsi tra mondo reale e mondo digitale. Cortana – da poco sbarcata su Android – Siri e Google Now infatti sono insiemi di algoritmi che tentano di dare risposte agli esseri umani basandosi sui contenuti che si trovano in Rete, aiutandoli a pianificare le proprie attività. Ma sono davvero in grado di risolvere problemi di natura pratica comprendendone le reali esigenze?
Per aggiungere un tocco di umanità in più ai servizi di digital personal assistance, Facebook ha cominciato a testare M, un programma che abbina l’intelligenza artificiale delle proprie macchine a un team di aiutanti in carne e ossa. La nuova applicazione dovrebbe essere inserita all’interno della piattaforma Messenger, su cui i 700 milioni di utenti registrati a livello planetario stanno ricevendo gradualmente sempre più servizi, a partire dal trasferimento di denaro P2P.
Il principio che sta alla base è semplice: la macchina è coadiuvata e “addestrata” dai suoi colleghi umani, in modo da renderla sempre più rapida nell’apprendere ciò che gli utenti richiedono utilizzando il linguaggio naturale. “E al contrario degli altri servizi di intelligenza artificiale presenti sul mercato, M può davvero compiere azioni per conto dell’utente”, assicura in un post apparso su Facebook David Marcus, responsabile della divisione Messaging. “M può fare shopping, comprare e consegnare regali a parenti e amici, prenotare ristoranti e voli e programmare itinerari di viaggio”. Il tutto rispondendo a domande poste non in linguaggio macchina o attraverso la compilazione di form, ma semplicemente formulate come se le si stesse rivolgendo a un’altra persona. Per ora l’applicazione, fanno sapere da Facebook, si basa solo sulle informazioni fornite da chi effettua la query, senza attingere al patrimonio di dati generati da connessioni e like, il cui utilizzo potrebbe in qualche modo risultare lesivo della privacy.
Al di là dell’efficacia del meccanismo, ancora tutto da dimostrare (attualmente l’applicazione è in fase di test con un gruppo selezionato di qualche centinaio di utenti nell’area di San Francisco, e non è stata comunicata alcuna data per il roll out commerciale né per i mercati destinatari del servizio) M ha un indubbio vantaggio su Cortana & co: non dipende da un sistema operativo specifico, ma sarà in grado di funzionare a prescindere dalla piattaforma e dal device utilizzato. Nella guerra del search, il digital personal assistant sarà sempre più fondamentale per capire chi in futuro detterà le regole del gioco, conquistando maggiori introiti pubblicitari. Anche se al momento Google è l’indiscusso leader di mercato (con Android quasi – ma sempre meno – monopolista tra i sistemi operativi per smartphone), Mountain View non può sottovalutare l’esuberanza dei concorrenti. E se la versione Android di Cortana dimostra ancora qualche limite rispetto a quella per Windows, l’unica capace di funzionare al massimo delle potenzialità, un servizio come M, virtualmente agnostico, ha decisamente più chance di scalzare Big G. Soprattutto se, come è nei piani di Zuckerberg, l’ecosistema di Facebook diventerà una sorta di piattaforma universale in grado di inglobare qualsiasi aspetto della vita quotidiana degli utenti.