PA DIGITALE

La carta di identità elettronica diventa un’app: spinta ai servizi digitali

Il Dipartimento per la Trasformazione digitale avvia una maxi campagna di comunicazione insieme con il Ministero dell’Interno e il Dipartimento per l’informazione e l’editoria. Obiettivo: incentivare l’uso dell’applicazione che farà da ponte all’IT wallet. Butti “Puntiamo a un’identità unica”

Pubblicato il 19 Mar 2024

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Il governo accelera sull’app per la Carta di identità elettronica che farà da ponte all’IT Wallet europeo. Oggi è stata presentata la la campagna di comunicazione promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale, realizzata in collaborazione con il ministero dell’Interno e con il Dipartimento per l’informazione e l’editoria, per sensibilizzare il cittadino sull’uso della Carta d’identità elettronica, come strumento garantito dallo Stato, per accedere ai servizi pubblici.

Butti: “Vogliamo una PA più semplice”

L’obiettivo del governo è quello di facilitare l’accesso alla PA. “Sarà una pubblica amministrazione più semplice  Puntiamo ad una identità digitale unica”, ha infatti sottolineato il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, spiegando che “lo Spid resterà attivo fino al 2026, e con questa proposta puntiamo a far comunicare meglio il cittadino”.

“Si promuove la nascita di una App – ha continuato Butti – che permette di risolvere alcune problematiche che erano emerse nel recente passato. Ci sono ancora problemi però per riuscire ad avere la Cie. Stiamo pian piano aiutando i comuni e le amministrazioni. Bisogna avere fiducia”. Intanto oggi parte lo spot e l’annuncio su social e internet.

“Abbiamo 43 milioni di rilasci, rispetto a qualche anno fa sono stati fatti passi enormi – ha spiegato ancora Butti – Ci sono residui negativi? Certamente. Alcuni municipi a Roma danno appuntamento dopo molti mesi? Ce ne sono diversi altri che invece vanno incontro alle prenotazioni in pochi giorni”.

Ferro: “Puntiamo a una maggiore sicurezza”

“La Carta di Identità Elettronica, un progetto di cui è titolare il Ministero dell’Interno, permette l’accertamento dell’identità del possessore e l’accesso ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni grazie a sofisticati elementi di sicurezza e anticontraffazione – ha spiegato la Sottosegretaria all’Interno con delega al Dipartimento affari interni e territoriali – Dait, Wanda Ferro  – L’app CieID, attraverso cui si effettua la gestione dell’identità digitale, è stata già scaricata 16 milioni di volte e risultano attivi 4,8 milioni di smartphone e tablet. Il numero di accessi ai servizi on line con la Cie, negli ultimi due
anni, è quasi raddoppiato, passando da 18 a 36 milioni. Numeri che raccontano l’efficacia del lavoro del governo Meloni e del Viminale, grazie alla grande attenzione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sulla digitalizzazione dei servizi di cittadinanza, anche attraverso il supporto ai comuni nei processi di dematerializzazione, per dare la possibilità ai cittadini di accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione con sempre maggiore facilità e in sicurezza”.

Barachini: “Privacy tutelata”

Il Sottosegretario alla presidenza del consiglio per l’Informazione e l’Editoria Alberto Barachini, ha invece acceso i riflettori sulla privacy. “Con questa App si tutelano anche i dati personali – ha detto – Fondamentale è che sia una risorsa estremamente sicura per la tutela della identitàdigitale. Vogliamo promuovere un uso consapevole dei servizi digitali. Abbiamo bisogno di un ecosistema sicuro che permetta di interagire nel modo più facile con gli uffici pubblici”.

Per Barachini “è importante educare digitalmente, affiancare una app alla carta di identità, amplia lo spettro dell’utilizzo, la carta di identità elettronica può migliorare la nostra vita, affiancando lo spid ma con un livello di sicurezza migliore”.   

Istat, allarme sui Comuni

Intanto Istat lancia l’allarme sulla capacità dei Comuni italiani di dare realizzazione all’implementazione di nuovi progetti del Pnrr nel contesto dei vincoli strutturali sia di tipo finanziario che di risorse umane.

I dati registrano un calo nella qualità delle funzionalità organizzative e una bassa propensione all’innovazione in particolare riguardo alla digitalizzazione. Una difficoltà che si registra essenzialmente nelle aree del Mezzogiorno (49,9% contro il 18,9% nel centro e l’11,4% nel Nord). Ma soprattutto denunciano un forte organico sottostimato che sconta i forti vincoli di risorse indotti da politiche di contenimento della spesa degli ultimi anni e un invecchiamento del personale a fronte di bilanci comunali che consentono solo margini di manovra esigui per programmare nuove assunzioni con un prevedibile disallineamento rispetto ai fabbisogni di competenze professionali, anche a causa di uno scarso ricorso della formazione in servizio. Criticità che aumentano nei piccoli Comuni rurali, soprattutto nel Mezzogiorno.

La mappatura dei livelli di funzionalità degli enti locali ha perciò confermato, si legge, “diffuse criticità e ampi margini di miglioramento , soprattutto nelle Amministrazioni comunali del Mezzogiorno” che impone, a fronte dei rapidissimi cambiamenti in atto “un’accelerazione nella costruzione di un modello di Pa avanzato, capace di rispondere alla crescente domanda di servizi qualificati”.

Nuove professionalità e competenze

Per l’Istat, dunque, “sarebbe indispensabile ripensare ruoli e profili professionali, sistemi di rafforzamento e valutazione delle competenze in servizio, in un’ottica più orientata alle soft e transversal skill . Anche su questo piano, il Mezzogiorno dovrebbe divenire un laboratorio privilegiato di pratiche virtuose e innovative”, dettaglia ancora il Rapporto. In sintesi, riassume la nota Istat le Amministrazioni comunali presentano forti vincoli di risorse indotti dalle politiche di contenimento della spesa degli ultimi anni.

Dal 2011 al 2021, si stima una perdita di circa 80mila unità di personale (-20%), accentuata nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-nord (-17,8%). Si è passati da una media nazionale di 50 addetti a 42, da 69 addetti ogni 10mila abitanti a 62, dall’89,2% del full-time a poco più dell’83%. La flessione è più lieve fra i dipendenti stabili (-6,1%) rispetto alla componente atipica, sia dei dipendenti a tempo determinato (-20,5%) sia dei non dipendenti (-15,4%).

Innovazione organizzativa tallone d’Achille

Tornando all’Indicatore sintetico di ”Funzionalità Organizzativa” dei Comuni, diffuso per la prima volta dall’Istat in questo Focus, fotografa le difficoltà e certifica sia una riduzione dei livelli qualitativi (da un valore medio di 100 del 2011 a 98,7 del 2021) sia, per la fase attuale, i marcati differenziali territoriali (Nord 106; Centro 98,5; Mezzogiorno 72,9). Si evidenzia una bassa propensione all’innovazione organizzativa, in particolare riguardo alla digitalizzazione (77% ha carenza di personale qualificato) e alla limitata diffusione del Bilancio sociale-ambientale (8,2%; 27% nelle altre Ip).

Nel Mezzogiorno, circa la metà dei Comuni presenta una ”bassa funzionalità” organizzativa (49,4%; 18,9% nel Centro; 11,4% nel Nord). Inoltre, nei Comuni con valori elevati di Ifo migliora in modo visibile la soddisfazione e la fiducia dei cittadini. Il quadro è molto positivo nel Settentrione, in particolare nelle tre principali regioni del Nord-est (Friuli-Venezia Giulia Ifo 103,9, Veneto 102,2, Emilia-Romagna 103,4) e in Valle D’Aosta/Vallée d’Aoste (104,7); è particolarmente critico in Sicilia (83,3), Calabria (83,5) e Campania (91,2). In definitiva, conclude lo studio, la mappatura dei livelli di funzionalità ha confermato diffuse criticità e ampi margini di miglioramento, soprattutto nelle Amministrazioni comunali del Mezzogiorno.

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