Portare i dati (e le idee) “esterni” dentro il sistema federale e mettere i dati del governo a disposizione dei cittadini per alimentare non solo il “buon governo” ma l’innovazione tecnologica americana: è questa la missione per Dhanurjay “DJ” Patil, il primo Chief Data Scientist che il governo degli Stati Uniti abbia mai avuto.
Fortemente voluto da Barack Obama, Patil, che è un matematico, è entrato nell’Ufficio of Science and Technology Policy della Casa Bianca a febbraio 2015 con la carica di Chief Data Scientist and Deputy Chief Technology Officer for Data Policy. Il suo compito è “consigliare il Presidente sulle poliche e le iniziative volte a mentenere la leadership americana in tecnologia e innovazione, favorire alleanze per massimizzare il ritorno sugli investimenti del governo in dati e aiutare ad attrarre e trattenere i migliori talenti nella scienza dei dati per servire nel settore pubblico”.
“Il successo nel mio lavoro risiede nella capacità di portare i dati ‘da fuori’ verso il sistema federale, è da lì che arrivano le idee migliori”, ha detto Patil parlando in occasione dell’evento annuale del Nantucket Project, che riunisce una serie di speakers di alto profilo.
Patil è a capo del sito Data.gov, dove ha messo a disposizione del pubblico oltre 130.000 dataset. “Obama è letteralmente il Presidente più ‘data-driven’ che abbiamo avuto”, ha affermato Patil, osservando che un governo così focalizzato sui dati può “liberare in modo responsabile il potere dei dati a beneficio del paese”. Come? Si rende possibile la trasparenza in modi prima impensabili, si crea efficienza, di fornisce maggiore sicurezza, si favorisce l’innovazione, ha spiegato.
A questo scopo, il Chief Data Scientist e il suo team stanno lavorando per usare i dati per migliorare la vita quotidiana degli americani in molteplici modi. Per esempio, nel settore della sanità stanno cercando di sfruttare le informazioni di genomica e salute dei cittadini per arrivare all’innovativo approccio della “medicina di precisione” che permette di prevenire e curare le malattie in modo più efficace perché si tiene conto delle differenze individuali nei geni delle persone, negli ambienti in cui vivono e nei loro stili di vita.
Nei settori della giustizia e della lotta alla criminalità, le iniziative sui dati di Patil e del suo gruppo mirano a migliorare l’attività delle forze dell’ordine spingendo gli Stati e i dipartimenti di polizia a condividere le informazioni. Ma i progetti non finiscono qui: ce ne sono altri nei settori dell’istruzione e dei piani urbanistici e edilizi, come riporta oggi anche la rivista Time.
Certo, resta aperta la questione su come il governo debba usare i dati e la sua capacità di accesso a tale mole di informazione che spesso contiene dati personali e sensibili. Patil ha parlato della sfida della cosiddetta “etica dei dati” (chi è responsabile quando un’auto senza conducente è coinvolta in un incidente?) e della “discriminazione dei dati” (che cosa succede quando un algoritmo discrimina, volontariamente o no?). L’uso federale dei dati dovrà risolvere queste questioni; nel frattempo, però, la missione resta “usare i dati nel governo” per ispirare i talenti e dare potere all’innovazione in America, stimolando le idee, soprattutto nei giovani e nelle aree disagiate.