Sul futuro di Telecom Italia e sulle sue strategie, anche alla luce dell’ingresso in quota del manager francese Xavier Niel nella società, serve “un dibattito alla luce del sole appare quanto mai necessario”. Lo dice in una nota Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil, secondo cui “la presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministro dello Sviluppo Economico devono convocare immediatamente un tavolo con tutti i soggetti utili per definire quali strumenti siano necessari a garantire gli interessi del Paese e delle decine di migliaia di lavoratori, direttamente o indirettamente, coinvolti”.
Per Cestaro “sarebbe paradossale che per acquisire le politiche industriali di Telecom, di quale modello di sviluppo si intende perseguire per la realizzazione della banda ultralarga diventi necessario parlare con il Governo francese o, per sapere il futuro degli interessi di Telecom Italia in Brasile dover interloquire con le autorità regolatorie di quel Paese”.
“Al ministro Guidi, che si è così celermente prestata a occuparsi dei finti esuberi denunciati dall’azienda, lo avevamo ricordato – evidenzia – che il Governo si occupi dei problemi di come realizzare un utile di bilancio era sbagliato, occuparsi invece di quelle che devono essere le politiche industriali di un settore strategico una necessità Speriamo, parafrasando un detto in uso nel Paese dei nuovi proprietari di Telecom che ‘les jeux ne sont pas faits”.
La “scalata” di Telecom Italia vede dunque protagonista un altro francese, l’imprenditore miliardario Xavier Niel, fondatore della compagnia di Tlc Iliad (a cui fa capo la low cost Free) che fra azioni e derivati ha in mano l’11,209% della compagnia. In dettaglio, Niel – ha confermato la Consob dopo i rumors della mattinata – ha acquistato il “pacchetto” attraverso la controllata Rock Investment. In dettaglio, l’operazione è stata effettuata attraverso l’acquisto del 6,1% di derivati già “contrattualizzati” con date fissate (diritti di acquisto in tre scadenze), mentre l’altro 5% consiste in derivati senza ancora una data fissata, la cosiddetta posizione lunga. L’operazione avrebbe un controvalore complessivo compreso fra 1,7 e 2,4 miliardi di euro. Iliad, la società fondata da Niel, non ha nessuna voce in capitolo e soprattutto diritti di voto in Telecom, visto che l’operazione non è stata effettuata attraverso la telco.
La notizia della discesa in campo di Niel è stata accolta molto bene dal mercato al punto da far guadagnare al titolo Telecom fino all’8% a quota 1,22 euro.
In dettaglio, il capitale detenuto con diritto di voto pari al 6,1% deriva dalla stipula di differenti contratti di opzione “call” che prevedono differenti date di regolamento secondo determinate condizioni contrattuali: un contratto relativo a un 4,888% prevede il regolamento in data 21 giugno 2016; un altro relativo a uno 0,606% prevede il regolamento in 5 tranches tra un giorno lavorativo precedente e 3 giorni lavorativi successivi al 21 settembre 2017; un altro ancora relativo a uno 0,606% prevede il regolamento in 5 tranches tra un giorno lavorativo precedente e 3 giorni lavorativi successivi al 21 novembre 2017.