La concorrenza fa bene alla banda larga

La discesa in campo di Open Fiber va salutata positivamente. Dispone di capitali e sinergie industriali e può agire da stimolatore per i rivali. La rubrica di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 20 Gen 2017

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Senza infrastrutture competitive commerci e servizi faticano ad organizzarsi e svilupparsi. Da sempre la storia dell’economia di mercato è accompagnata di strade ed autostrade, di linee ferroviarie e di aeroporti, di centrali e reti elettriche e di centri per la formazione e l’educazione. Basta, ad esempio, andare a Dubai per capire il ruolo che hanno delle pianificate infrastrutture fisiche nel far diventare una meta del turismo mondiale un pezzo di deserto affacciato su una parte di oceano non facile alla balneazione. Senza il suo mega aeroporto, che nel 2016 ha movimentato più passeggeri del londinese Heathrow, capace di lanciare Emirates tra le più grandi compagnie aeree del mondo, oggi Dubai non avrebbe la rete di alberghi e di centri commerciali che le permettono di fare pil e sviluppo.

La stessa regola vale per le infrastrutture del digitale: se dati e programmi non possono velocemente essere distribuiti e consumati da tablet o da smartphone. In questo caso servono infrastrutture di telecomunicazione, la cosiddetta banda larga ed ultralarga, di qualità avanzata e accessibili ai consumatori a prezzi comparabili con quelli pagati negli altri paesi avanzati. In Italia dall’inizio della deregolamentazione telefonica la competizione è molto aumentata nel settore del mobile, molto meno in quello del fisso dove un vero sfidante capace di realizzare e gestire una rete nazionale alternativa a quella di Telecom Italia non si è mai formato. Tanti tentativi negli anni ma i risultati sono stati a macchia di leopardo in quanto a copertura geografica del paese.

Per questa ragione la discesa in campo di Enel Open Fiber come nuovo attore del business della connettività a banda larga va salutata positivamente. Dispone di capitali e di sinergie industriali di ottimo livello e può agire da vero stimolatore della concorrenza in questo fondamentale settore infrastrutturale, anche costringendo l’incumbent Tim ad una sana reazione strategica per difendere al meglio la sua quota di mercato. La teoria economica dice che, una volta realizzate, le infrastrutture diventano degli stimolatori automatici di domanda incrementale che da latente diventa effettiva solo per la sopravvenuta presenza della infrastruttura. Se ciò è vero anche nel caso della banda larga, allora ben venga la sfida lanciata da Enel Open Fiber.

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