I RUMORS

La crisi dei chip si abbatte su Intel: possibili tagli fino al 20% del personale

Sull’onda del crollo delle vendite dei processori per Pc il colosso tecnologico annuncerà a fine mese un piano di ristrutturazione che riguarderà soprattutto le unit marketing e vendite

Pubblicato il 12 Ott 2022

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Intel sta pianificando un’importante riduzione di organico, probabilmente nell’ordine di migliaia di posti, per tagliare i costi e far fronte a un mercato ormai polverizzato dei chip per personal computer. A dirlo è Bloomberg citando non meglio precisate fonti a conoscenza della situazione.

I licenziamenti saranno annunciati già a partire da questo mese, probabilmente il 27 ottobre quando verranno divulgati i risultati del terzo trimestre. Il colosso dei chip contava a luglio 113.700 dipendenti. In alcune divisioni, comprese le vendite e il marketing, le riduzioni potrebbero arrivare a circa il 20% del personale.

Gli scenari geopolitico e competitivo

Ma non si tratta solo di cambiamenti strutturali del mercato. Anche le tensioni statunitensi con la Cina concorrono a gettare un’ombra sul futuro di Intel e più in generale dell’industria dei chip. L’amministrazione Biden ha annunciato la scorsa settimana nuovi limiti alle esportazioni, restringendo ulteriormente ciò che le aziende tecnologiche statunitensi possono vendere a Pechino. La notizia ha fatto crollare di nuovo le azioni dei produttori di chip, con Intel in calo del 5,4%.

Intel ha cercato di riconquistare la sua posizione nel settore rilasciando nuovi processori per Pc e semiconduttori grafici. Una parte fondamentale della sua strategia consiste nel vendere un numero maggiore di chip destinati al mercato dei data center, dove i rivali Amd e Nvidia si sono fatti strada già da tempo. Google, per esempio, ha appena presentato la nuova tecnologia basata su Intel per le sue server farm che aiuterà a velocizzare le attività di intelligenza artificiale, e ora il gruppo sta cercando di perseguire questi nuovi obiettivi con un’organizzazione più snella.

Le sfide che Intel deve affrontare nel medio termine

A luglio, del resto, Intel aveva già avvertito che le vendite di processori per Pc del 2022 sarebbero state di circa 11 miliardi di dollari inferiori a quelle previste. Gli analisti stimano dunque un calo dei ricavi del terzo trimestre di circa il 15%. E i margini un tempo invidiabili di Intel ne risentiranno pesantemente.

Durante la call con gli analisti dedicata all’analisi sugli utili del secondo trimestre, Intel aveva inoltre riconosciuto che potrebbe esserci modifiche per migliorare i profitti. “Stiamo anche riducendo le spese principali nell’anno solare 2022 e cercheremo di intraprendere ulteriori azioni nella seconda metà dell’anno”, aveva affermato l’amministratore delegato Pat Gelsinger.

L’ultima grande ondata di licenziamenti di Intel si era verificata nel 2016, quando il gruppo aveva tagliato circa 12 mila posti di lavoro, ovvero l’11% del totale. Da allora l’azienda ha effettuato tagli minori e chiuso diverse divisioni, comprese le unità modem cellulare e droni. Come molte aziende del settore tecnologico, anche Intel ha bloccato le assunzioni all’inizio di quest’anno, quando le condizioni di mercato si sono inasprite e i timori di una recessione sono cresciuti.

Gli ultimi tagli hanno probabilmente lo scopo di ridurre i costi fissi, forse di circa il 10% e il 15%, ha affermato l’analista di Bloomberg Intelligence Mandeep Singh, parlando di costi che potrebbero essere compresi tra 25 miliardi a 30 miliardi di dollari.

Con la stagnazione dei prezzi dei Pc e l’indebolimento della domanda, Intel potrebbe anche aver bisogno di perseguire un taglio dei dividendi per compensare i venti contrari del flusso di cassa, ha affermato Singh. Anche se il piano che prevede la vendita azioni di Mobileye in un’offerta pubblica iniziale potrebbe alleviare queste preoccupazioni, ha precisato l’analista.

Il problema vero è che allo stesso tempo la società sta subendo forti pressioni da parte degli investitori per sostenere i suoi profitti. Le azioni della società sono diminuite di oltre il 50% nel 2022, con un calo del 20% verificatosi solo nell’ultimo mese. Martedì le azioni sono scivolate dello 0,6% a 25,04 dollari a New York.

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