“C’è probabilmente stata una sopravvalutazione da parte delle aziende rispetto alla possibilità di continuare i ritmi di espansione passati”. Umberto Bertelè chairman degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano in un’intervista con La Presse interviene sul tema della riorganizzazione di gran parte delle big tech americane – che si sta traducendo in piani di forte ridimensionamento della forza lavoro con licenziamenti a catena.
La spending review
“È in corso una sorta di spending review”, evidenzia Bertelè. “Se il mercato si restringe come in questa fase, se c’è crisi e se c’è un rialzo dei tassi di interesse si può porre l’esigenza di eliminare o ridimensionare alcuni business avviando contemporaneamente anche una selezione delle persone assunte nel tempo”. L’obiettivo diventa quello di “rafforzare i settori in cui le cose vanno bene” andando anche a focalizzare gli investimenti in nuove tecnologie al passo con l’evoluzione dello scenario.
Le big tech diventano aziende “normali”
Se è vero che la crisi morde è anche vero – sostiene Bertelè – che alcune dinamiche sono figlie della “maturità” e del consolidamento di alcuni mercati. “Nel momento in cui si arriva a una saturazione del proprio business e in cui si raggiunge un equilibrio, l’impresa, anche quella che opera in contesti innovativi, subisce inevitabilmente la classica dinamica di oscillazione che dipende dall’andamento del mercato. Come sostengono diversi osservatori le grandi aziende tecnologiche stanno tornando a essere delle imprese più ‘normali’”.
Vince chi punta su prodotti altamente innovativi
Le uniche aziende che riescono a tenere testa a fattori quali la maturità dei business e ancor peggio a pesanti fasi di crisi macroeconomica come quella che stiamo attraversando sono quelle che hanno in pancia “prodotti altamente innovativi” ossia soluzioni in grado di bypassare le fasi di criticità grazie al potenziale di nuovo innesco sul mercato.
Le big tech stanno cambiando faccia
Bisogna poi tenere conto del fatto che molte big tech stanno cambiando faccia, che sono diventati colossi multi-business e che ciò implica maggiori impegni finanziari e anche maggiore complessità. “Basti pensare all’integrazione di Amazon nella logistica – evidenzia Bertelè- Ciò comporta un’analisi dei vari ambiti in di attività, e in alcune fasi diventa necessario procedere con dinamiche, diciamo, ‘di pulizia’. L’impresa deve valutare costa sta funzionando e cosa no nei vari settori operativi e deve agire di conseguenza”. Bertelè cita anche il caso Microsoft: “Sta spingendo sull’intelligenza artificiale anche se va ricordato che l’azienda è attiva nel settore già da tempo”.
Ritmi di espansione sopravvalutati
Bertelè sostiene inoltre che le big tech hanno probabilmente sopravvalutato i ritmi di espansione e che c’è differenza fra i mercati. “Gli Usa sono un paese dove è molto più facile assumere e licenziare. In Europa alcune dinamiche non sono pensabili e gestibili. Inoltre, c’è probabilmente stata una sopravvalutazione da parte delle aziende rispetto alla possibilità di continuare i ritmi di espansione passati. Una scommessa non riuscita per esempio ad aziende come Amazon. Chiaramente, in un paese dove è semplice assumere e licenziare, come detto, una scommessa di questo tipo è più sostenibile”.