La ReCellular, società nata nel 1991 da una felice intuizione di
Charles Newman, imprenditore del Michigan con il pallino
dell'usato, continua a crescere. Da anni attiva nel settore dei
cellulari "refurbished", rigenerati, che raccoglieva e
rivendeva prima tramite enti di beneficienza e negozi e adesso
attraverso il proprio sito Usell.com, l’anno scorso ha chiuso
l’esercizio con un fatturato di 66 milioni di dollari. Il Ceo
Stephen Mannig prevede un incremento dei profitti del 50%.
Non si tratta solo di compravendita. Recellular acquista qualsiasi
apparecchio, assumendosi i costi della riparazione (riguarda in
media i tre quarti dei cellulari comprati) e, nel caso non sia
possibile il recupero, quelli di frantumazione, operando così una
vera e propria azione di riciclo. La salvaguardia dell’ambiente
è infatti tra i guiding beliefs della società, e non è un affare
da poco. Partner di riferimento della Recellular per lo smaltimento
è la Sims Recycling Solution, la cui struttura è capace di
recuperare da una tonnellata di cellulari 2 chili d’argento, 220
grammi d’oro, e 85 grammi di palladio, per il valore in media di
un dollaro a telefonino.
Nel 2010 sono stati rivenduti ben 5,2 milioni di apparecchi, di cui
un 60% negli Stati Uniti e il restante 40% tra Asia, Africa,
America Latina e Europa dell’Est. E si stima che, nel giro di
pochi anni, con la crisi economica e i continui avanzamenti nel
campo degli smartphone, la quota di usato possa salire ad un quinto
rispetto alle vendite totali di cellulari. Dati che hanno
incoraggiato molte società all’investimento: Brightpoint,
specializzata in servizi logistici per le Tlc, ha recentemente
acquisito per 76 milioni di dollari la Touchstone Wireless Repair &
Logistics, società di riparazione di cellulari. Sempre più siti
si occupano dell'acquisto e della rivendita di cellulari usati,
così come fa la catena di negozi Best Buy che arriva così a
raccogliere anche il pubblico poco pratico dell’online.
Il mercato orientale è in prima linea per le riparazioni (secondo
i dati Recellular, un 15% sono svolte in sede, il resto viene
spedito in Vietnam o in Cina); ma molte aziende cinesi,
approfittando del boom registrato dalla telefonia, hanno cominciato
a vendere usato d’eccezione a prezzi stracciati: addirittura per
15-20 dollari.
Intanto la recente tragedia giapponese potrebbe pesare non poco a
favore dei rivenditori di cellulari usati. Il Giappone ha sempre
sostenuto un ruolo fondamentale nel mercato delle componenti per
telefoni e pc, essendo il primo produttore al mondo di silicio e
ospitando numerose aziende operanti nel settore. Il razionamento
dell’energia elettrica ha provocato la chiusura temporanea della
gran parte degli stabilimenti, laddove il terremoto o lo tsunami
non hanno causato ingenti danni: per esempio, la sede giapponese
della Texas Instruments, importante fornitore di microchip, non
potrà riprendere la normale produzione prima di settembre. Gli
analisti prevedono a breve forti rialzi dei prezzi dei fattori
produttivi, che si abbatteranno sul costo dei cellulari.