Un trend positivo e destinato a continuare. È questa l’opinione
di Annamaria Di Ruscio, partner e direttore generale di
Netconsulting, sulla “calda estate” dell’IT statunitense.
Che, seppure in misura minore, è stata calda anche in Europa, con
un percorso che continuerà nei prossimi mesi, anche per venire
incontro alle richieste dei clienti.
Per il mondo dell’IT statunitense è stata è un’estate
fatta di shopping. Cosa c’è dietro questo fiorire di tante
operazioni di M&A?
I motivi ovviamente sono molteplici:
da un lato c’è un bisogno, che definirei imprescindibile, di
occupare il mercato in termini di clienti, fatturato e completezza
di offerta, che ha come fattori concomitanti un’elevata
disponibilità di cassa e mutamenti rapidi ed evidenti delle
tecnologie e della loro trasversalità. Con uno scenario del
genere, è evidente che le società si guardino attorno.
Tutte le società maggiori, come Intel o come le due
sfidanti Dell e Hp, si sono mosse verso società del mondo
occidentale, piuttosto che espandersi in mercati con costi più
bassi. Che motivi si possono individuare? C’è un trend di
fondo?
Non mi pare ci sia una vera e propria linea
strategica comune. Piuttosto, credo che le ragioni siano
maggiormente da ricercare nelle caratteristiche del portafoglio di
offerta delle società target.
Queste operazioni sono un buon segno per il mercato IT
internazionale? I big si preparano ad una
ripartenza?
Siamo di fronte ad un mercato che, dopo
cicli di espansione, si consolida inevitabilmente. Certo, c’è
una ripartenza, ma più che solamente a quella guarderei a questo
consolidamento, accelerato dalla crisi economico-finanziaria che
stiamo tutti vivendo e che forse, per alcuni Paesi prima di altri,
avrà termine nel corso di quest’anno.
Alcune di queste operazioni, come Intel-McAfee, sono
arrivate a sorpresa. Altre hanno visto le aziende muoversi in
terreni non contigui da quello in cui operano abitualmente. Cercano
nuovi margini rispetto a settori dove la concorrenza li sta
restringendo?
Questo è indubbiamente un punto
importante ma, mi sentirei di dire, complementare. Di fondo credo
ci sia il bisogno di occupare posizioni di leadership all’interno
di compagini di offerta oramai sempre più convergenti. Mi
riferisco nello specifico alla convergenza dell’IT propriamente
detto con le Tlc e più in particolare con il mondo del mobile,
oltre che al bisogno di garantire un livello di sicurezza elevato e
globale.
La storia dei takeover e delle fusioni nel mondo del web e
più in generale delle Ict ha tanti casi di successo, ma anche
tanti flop. C’è qualcuna delle ultime mosse che sembra
particolarmente azzardata?
Ogni fusione e acquisizione
porta ricchezza di nuove culture oltre che di prodotti e
tecnologie. È azzardata quell’acquisizione che conquista senza
integrare.
In Europa, e in particolar modo in Italia, si muove
qualcosa?
Direi molto, anche in Italia, con alcune
operazioni che hanno una matrice maggiormente finanziaria, altre un
contenuto industriale più forte. Giusto per citarne alcune, a
giugno Engineering ha acquisito Cbrs, una società di servizi di
consulenza e soluzioni applicative con una forte specializzazione
nel mercato delle istituzioni finanziarie e nel frattempo ha anche
siglato un accordo di acquisizione di Logos Products (Gruppo
Logos), il ramo d’azienda dedicato alla fornitura di soluzioni
software per il mercato delle utilities, ulteriormente rafforzando
il posizionamento ottenuto con Neta. Nello stesso mese Reply ha
acquisito, in Germania, uno dei principali partner Oracle sul
mercato tedesco, Riverland Solutions, che anche in questo caso
consolida la mossa fatta con l’inglese Glue fatta in precedenza.
Sia-SSb ha ceduto la maggioranza di Kedrios alla britannica
Xchanging, specializzata nel business processing; a inizio
primavera Maggioli ha acquisito Saga e anche l’Imaging System
Service di Milano, specializzata nella digitalizzazione di
documenti per la PA e le aziende private. Dedagroup, dopo essere
già stata molto attiva nel 2009, ha proseguito con Ecos per la
Business Intelligence e Innovation Blue per la sicurezza ed il
Disaster recovery, TeamSystem è stata acquisita ad agosto dal
fondo inglese HgCapital, che ha già nel carniere Iris Software e
Computer Software Group, oltre alla tedesca Addison Software e alla
norvegese Visma. L’elenco è certamente non esaustivo, ma lo
definirei quanto meno rappresentativo della ricchezza delle
operazioni, sia per la dimensione variegata delle aziende
protagoniste, sia per la varietà delle offerte che vanno a
completarsi, sia – non ultimo – per la frequenza con cui si
susseguono queste operazioni anche all’interno di una stessa
azienda. Questo trend, credo, non si interromperà nei prossimi
mesi, ma anzi, sarà stimolato e suggerito dalle stesse aziende
utenti, che molto spesso desiderano mantenere fornitori competenti
e, contemporaneamente, vogliono interloquire con aziende di
dimensioni maggiori.