Aule pc presenti, le Lim pure e la connessione internet non manca. Eppure le scuole italiane procedono a passo di lumaca in quella che dovrebbe essere la ‘‘rivoluzione tecnologica”. In attesa del piano digitale previsto da La Buona Scuola tutto sembra essere fermo. Questo è quanto risulta dall’osservatorio di Skuola.net che monitora la situazione dal 2012 e che mostra, in un’indagine su un campione di circa 4mila studenti di scuole medie e superiori, come dal 2014 a oggi la situazione non sia cambiata di molto: a scuola il digitale c’è, ma non si vede. Colpa dei prof troppo spaventati dalle nuove tecnologie? Forse.
Partiamo per esempio dalla aule pc. Solo il 6% dei ragazzi racconta a Skuola.net di non averne una nella sua scuola. Ma quanti sono quelli che ci mettono piede spesso? Nemmeno 1 su 10 del campione totale lo fa ogni giorno, il 23% una volta a settimana (sempre che questo possa considerarsi ”’spesso”). Tutti gli altri lo fanno raramente: 1 su 4 una volta al mese e addirittura 2 su 5 mai.
Se il discorso si sposta sulle Lim, le Lavagne Interattive Multimediali, assume toni quasi drammatici. Tutti (o quasi, il 76%) ne hanno una, se non in classe, per lo meno nella loro scuola. Eppure a usarle ogni giorno per farci lezione è il 33% del campione totale. Gli intervistati restanti raccontano un uso sporadico dello strumento: il 18% la utilizza per le sue lezioni una volta a settimana, il 13% una al mese e, peggio, il 12% non la usa mai. Sembra quasi che i ragazzi abbiano a che fare con bei quadri utili ad abbellire le pareti delle loro classi. Tesi sostenuta anche dal documento di presentazione de La Buona Scuola che afferma infatti che le Lim ”hanno ingombrato le nostre classi spaventando alcuni docenti. E la tecnologia non deve spaventare. Deve essere leggera e flessibile adattandosi alle esigenze di chi la usa”. Proprio come fanno i tablet: leggeri, veloci e a portata di studenti che li utilizzano ogni giorno, anche se per attività che esentano dallo studio. Il 78% degli intervistati racconta infatti di non usarli mai durante le lezioni e un altro 12% di farlo, ma portandosi il suo tablet personale, come auspicato dalla presentazione de La Buona Scuola quando parla di Bring your own device (Porta il tuo dispositivo). Esiste comunque 1 studente su 10 che racconta di come la sua scuola gli abbia fornito un iPad per lo studio: il 6% gratuitamente, il 4% dopo aver pagato un contributo.
Certo è che per fare lezione in classe con un tablet serve una connessione internet e un buon numero di ragazzi dice di averne una nel suo istituto, circa 3 su 5 secondo Skuola.net. I dati Miur al riguardo sono vecchi di un anno e mezzo e non permettono di fare paragoni aggiornati. Ma è quando si richiede loro di che tipo sia questa connessione che arrivano le note dolenti: 1 su 5 ha il wi-fi in classe, un altro 20% circa anche, ma da qualche parte nella scuola, magari utile a connettere le segreterie e le aule pc. Senza contare che 1 studente su 4 racconta di connettersi in aula grazie alla Lan, tipo di connessione che non va bene se si vuole fare lezione con i tablet. In questo caso, per aver il wireless bisogna per lo meno installare un router. E anche quando la connessione c’è, non sembra essere delle migliori: 1 ragazzo su 4 la ritiene scadente, il 38% discreta e il 27% buona. A giudicarla ottima è solo 1 studente su 10. Secondo i dati Miur aggiornati al 2014 la banda larga raggiungerebbe il 23% circa delle scuole secondarie.
”Il problema della diffusione della tecnologia a scuola, strano a dirsi, non è legato ad una penuria di dotazioni tecnologiche o di investimenti in hardware – afferma Daniele Grassucci, responsabile dei contenuti di Skuola.net – quanto piuttosto nel software, ovvero nel capitale umano, gli insegnanti appunto, che sono chiamati ad integrare questi strumenti nella quotidiana attività didattica. Quindi la rivoluzione digitale, che comunque sta arrivando visto che uno studente su 10 in classe usa i tablet, avrà bisogno di tempo ma soprattutto di investimenti sugli insegnanti. In attesa di conoscere il Piano Nazionale sul Digitale evocato nella Buona Scuola, non resta che sperare che gli insegnanti usino parte dei loro 500 euro annui di bonus per aggiornarsi proprio sulle nuove tecnologie. Il tutto aspettando la banda larga in ogni le scuola”.