IL PAGINONE

La musica deus ex machina dei nuovi ecosistemi

La musica digitale chance per le Tlc a caccia di servizi a valore aggiunto per fidelizzare gli utenti. Si prospettano modi alternativi per profilare il cliente e condividere dati

Pubblicato il 28 Set 2013

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Chi l’avrebbe mai detto. Non solo la “vecchia” radio ha trovato con Internet una seconda vita, ma le telco possono cavalcare proficuamente il boom della musica digitale. Inserendo l’offerta di contenuti audio (e video) in pacchetti “tutto compreso” che fidelizzano con successo il cliente.

Numeri alla mano, i servizi musicali online stanno conoscendo un vero e proprio boom. Si tratta dei siti che trasmettono la musica in streaming in abbonamento (gratis o a pagamento), come Spotify (5 milioni di abbonati paganti) e Deezer (3 milioni di utenti premium), o di stazioni radio digitali come Pandora che negli Stati Uniti conta 66 milioni di ascoltatori.

Non si tratta di un business da poco. I ricavi digitali delle case discografiche per l’anno 2012 sono stati stimati in 5,6 miliardi di dollari, pari a 4,3 miliardi di euro, il 9% in più rispetto all’anno precedente, per un valore che rappresenta oltre un terzo (34%) del fatturato totale dell’industria e l’Europa è la seconda maggiore fonte di ricavi per la musica digitale, rivela il Digital Music Report 2013 di Ifpi-Fimi.

L’Italia non sfugge a questo trend: pur se penalizzata dal ritardo nella banda larga, punto di forza è la diffusione capillare dei cellulari. I servizi attivi sono molti, da quelli dei big di Internet (Amazon, Google, iTunes, Microsoft) a Deezer, rara.com, Spotify, Last.fm, Cubo Musica di Telecom Italia, Play.me e altri ancora. In base ai dati elaborati da Deloitte per Fimi, lo scorso anno in Italia il download di album e singoli è aumentato del 25%, ma è in forte ascesa anche lo streaming, seconda fonte di ricavo nel digitale; i modelli in abbonamento sono cresciuti dell’80%.

“Il mercato è diviso tra over the top e nuovi player (come Spotify e Deezer), ma i trend che lo definiscono sono l’uso crescente delle piattaforme mobili per l’ascolto e il social, ovvero la condivisione della musica su Facebook”, indica Marta Valsecchi, Responsabile della ricerca Osservatorio Mobile del Politecnico di Milano. L’utilizzo dei cellulari per ascoltare la musica è una grande opportunità per le telco a caccia “di modi per fidelizzare l’utente non basati solo su tariffe stracciate ma su servizi a valore aggiunto”, dice Valsecchi. Telecom Italia già segue questa strategia con Cubo Musica, in Francia Orange si è alleata con Deezer. “Le telco stanno cercando di capire quali sono i contenuti di valore per attrarre il cliente, anche in vista del lancio dell’Lte”.

“Il futuro è il bundle”, indica Andrea Musazzi, partner di Deloitte, “il pacchetto che unisce più servizi, l’abbonamento dati ma anche i contenuti, e tra questi la musica, per fidelizzare l’utente e magari spingerlo a pagare di più. Questo aiuta le telco, aiuta l’industria della musica (non ci sarebbe più alcun interesse a usare servizi illegali se la musica fosse compresa nel pacchetto dell’operatore telecom con cui comunque si è abbonati) e anche le start up del settore, che rafforzano il brand e aumentano la penetrazione”.

Certo, Spotify, Pandora e le altre start up devono vedersela con gli over the top. Apple ha annunciato l’arrivo di iTunes Radio (gratuita e sovvenzionata dalla pubblicità, con un bouquet di oltre 200 stazioni che si ascoltano da tutti i device Apple fissi e mobili) e Google ha presentato il Play Music Unlimited (a pagamento, per chi ha un dispositivo Android e un account Google sul web, con playlist disponibili anche offline). A dimostrazione che la musica conta per trattenere, ma anche per profilare gli utenti. Per le start up le alleanze con le Tlc diventano così ancora più strategiche.  “La collaborazione tra le telco e il mondo della musica è la dimostrazione che sta emergendo una nuova logica di ecosistema: player di settori diversi collaborano per creare valore per l’utente finale e condividere dati”, commenta Margherita Pagani, Professore di Digital Marketing presso Università Bocconi e Emlyon Business School (Francia). “La musica è un’area di valore per gli utenti giovani, ma è soltanto un primo passo per la messa a punto di servizi sempre più completi e attraenti, in grado di coinvolgere nell’ecosistema un numero sempre maggiore di  player il cui obiettivo finale è sì offrire servizi a valore aggiunto, ma anche raccogliere dati sull’utenza e condividerli. Le telco sono un ottimo ponte per questa attività di sharing, senza contare che hanno consolidate capacità di billing”.

Insomma, nell’era in cui il dato è il bene più prezioso per le aziende, profilare gli utenti conta più della generazione di revenue: una massa critica di informazioni sui clienti ai fini del marketing è l’asset più ambito.

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