“È una buona notizia che un nuovo concorrente, in più del calibro di Enel, decida di investire nelle reti portando la fibra un po’ più in là, ma la decisione lascia aperti numerosi interrogativi”. È il commento di Carlo Cambini, docente di Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino.
Una buona notizia, ma con riserva, la newco di Enel?
Guardi, in linea generale la notizia è buona. E lo è senza riserve, dato che Enel ha annunciato di volere portare la fibra al building tramite i suoi nuovi contatori elettrici e quindi un pezzettino più in là rispetto al cabinet.
Quali sono gli interrogativi ancora aperti?
Per prima cosa Enel porterà fibra spenta al building, ma non è chiaro come si coordinerà con gli altri operatori per “accenderla”. Mi spiego: con le compagnie ci si accorda sull’offerta finale, ma prima di farlo quel cavo va reso attivo. Operazione per la quale serve il collegamento con il backbone collegato alle centrali di Telecom Italia. Ecco questo aspetto ancora non è chiaro, così come la questione del fiber to te home.
In che senso?
Enel sembra non interessata alla fibra che arriva fino a casa – alla verticale di palazzo cioè – ma è comunque l’Ftth è obiettivo che va preso in considerazione.
Lati positivi, oltre il generale plauso all’investimento sulla fibra?
Il fatto che Enel non abbia una posizione di rilievo nel mercato delle Tlc può rendere il “condominio” più stabile e funzionante di quanto ipotizzato finora. Abbiamo visto ripetute fallimenti su questo fronte, ma credo che la discesa in campo di Enel possa fare da facilitatore.
L’Ad Starace ha detto che l’investimenti sarà remunerativo per gli azionisti. Lei, da anlista, che idea si è fatto?
Anche lì è tutto da vedere. Enel è interessata alla zone C e D del piano Ngn del Governo, ovvero quelle a fallimento di mercato. In quelle aree arriveranno le risorse pubbliche e, dunque, l’accesso a terzi deve essere garantito a condizioni di costo.
E dunque?
Mi chiedo se questo sarebbe davvero redditizio per Enel. Magari Enel non è interessata a che lo sia perché concentrata su un obiettivo diverso: sfruttare i sussidi pubblici per la “sua” rete di smart grid.
E non andrebbe bene?
In linea generale sì, ma se stessero così le così le cose servirebbe un coordinamento tra diverse autorità – Agcom ed Energia – sulla regolazione. Il punto centrale è chiarire come usare gli stessi soldi per fare i tubi ed usarlo nelle smart grid.