INDUSTRIA 4.0

La realtà aumentata entra nei posti di lavoro, al Mit laboratorio ad hoc

L’università americana al lavoro sul Visual Analytics Lab: si testeranno ologrammi e applicazioni per la supply chain in grado di sbloccare il valore dei dati

Pubblicato il 13 Dic 2016

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L’uso della realtà aumentata (AR), che sovrappone contenuti digitali, come gli ologrammi, alla visione del mondo reale, è solo alle prime fasi del suo sviluppo commerciale ma le applicazioni potenziali sono tante e toccano sempre più il mondo dell’impresa. Non si tratta più solo di strumenti per rendere estremamente realistica l’esperienza di gioco per virtual gamers appassionati, ma di tecnologie per potenziare la capacità delle imprese di creare valore lungo la loro catena produttiva. Ne sono consapevoli i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology statunitense, al lavoro su un maxi-laboratorio di ricerca che darà lo sprint alle applicazioni industriali della AR.

Gli avanzamenti nelle prestazioni degli apparecchi per la realtà aumentata, come gli HoloLens di Microsoft o i Google Glass, e la probabile riduzione del costo di questi device in concomitanza con una maggiore diffusione, renderanno la tecnologia mainstream, specialmente nella supply chain, sostiene il MIT. Qualche azienda negli Stati Uniti già usa la realtà aumentata nei propri processi, come la AGCO Corp, produttore di attrezzature agricole, i cui operai indossano gli occhiali per la realtà aumentata (in questo caso, i Google Glass) leggendovi diagrammi e immagini di istruzioni per condurre i test di qualità su trattori e altri prodotti. Il MIT vuole però aiutare a rendere più veloce il ritmo con cui la tecnologia della AR evolve e arriva al mercato business: è nata così l’idea del Visual Analytics Lab, una struttura del costo di svariati milioni di dollari dove aziende e ricercatori potranno sperimentare ologrammi generati al computer e pareti touch interattive che proiettano dati della supply chain che di solito restano nascosti.

Si tratta di dati disparati, dalle informazioni su clienti e prodotti a dati su meteo, traffico, segmenti demografici o parametri socio-economici. Il laboratorio sarà costruito all’interno del rinnovato Center for Transportation and Logistics dell’università americana, a Cambrige, Massachusetts, in parte grazie ai finanziamenti di aziende private con cui il MIT ha già relazioni. Sarà operativo da fine 2017 e aperto ad ospitare le sperimentazioni sia di imprese che di ricercatori dei vari dipartimenti dell’università.

Capo del progetto è il 30enne ricercatore e PhD del MIT, nato in Germania, Matthias Winkenbach, specializzato in gestione della supply chain e nella cosiddetta logistica dell’ultimo miglio. “La realtà aumentata può trasformare profondamente il mondo dei dati e dell’analytics perché è così immersiva”, afferma Winkenbach.

Secondo Forrester Research, circa 14,4 milioni di lavoratori americani useranno gli smart glass come Google Glass e HoloLens nel 2015, contro solo 400.000 quest’anno. Le grandi imprese spenderanno 3,6 miliardi di dollari sugli smart glass nel 2025, un vero boom anche in questo caso perché nel 2016 investiranno appena 6 milioni. Inoltre, secondo Markets and Markets, il mercato globale del 3D imaging, di cui fanno parte gli ologrammi, varrà 16,6 miliardi di dollari nel 2020, contro un valore di 4,9 miliardi nel 2015.

Gli ologrammi sono considerati una vera frontiera per il lavoro “smart” perché permettono di visulizzare i dati in modo immediato e, proiettando immagini nello spazio, consentono una comprensione semplice e una memorizzazione efficace di concetti e numeri complessi, come spiega Brian Mullins, co-fondatore e Ceo di Daqri, produttore di un caschetto smart che fornisce istruzioni sul lavoro e visualizzazione dei dati a chi lo indossa. Alla citata AGCO osservano che ologrammi e pareti touch screen come quelle che si studieranno nel laboratorio del MIT permettono di visualizzare dati sul funzionamento delle macchine che gli operai in fabbrica usano per tagliare, saldare o dipingere componenti: questo aiuta a evitare costose interruzioni sulla supply chain portando alla luce dati che attualmente sono sepolti nei computer e difficili da recuperare, soprattutto in tempo reale, e sono invece preziosi per prendere le decisioni.

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