Arriva da Berlino uno “sgambetto” ad Airbnb. Da ieri è in vigore una legge che riduce sensibilmente il business della compagnia di home sharing, visto che nella città tedesca non è più possibile affittare intere abitazioni ma solo le singole camere. O meglio, per continuare a farlo bisogna ora ottenere una licenza apposita che di fatto trasforma però l’appartamento in un bed and breakfast.
In sostanza la norma, diventata operativa dopo 2 anni di transizione post-emanazione da parte del Senato locale, impedisce agli affittuari di Airbnb di sfruttare la possibilità più comoda offerta dalla piattaforma: offrire la propria casa ospitando i turisti per pochi giorni, arrotondando lo stipendio e facendo fruttare economicamente appartamenti inutilizzati. È pur vero che dietro agli utenti che affittano case si nascondono spesso vere e proprie società immobiliari, decise a fare dell’attività online sul sito di home sharing un business dai lauti guadagni. Anche dal lato utente la novità rischia di fare più scontenti che contenti, visto che il punto di forza di Airbnb è sempre stato quello di offrire ai turisti l’occasione di vivere da cittadini per pochi giorni.
“È uno strumento necessario contro l’allarme abitativo a Berlino e sono assolutamente determinato a rendere questi appartamenti disponibili per i berlinesi e per chi vorrà venire a vivere in città”, ha spiegato Andreas Geisel, capo dello sviluppo urbano della città, dove il costo degli affitti è cresciuto quasi del 60% tra 2009 e 2014. La mossa della capitale tedesca farà sicuramente piacere ai competitor di Airbnb, ossia quella galassia di piccoli hotel e catene alberghiere che negli ultimi anni hanno perso fette di clientela importanti.
Così, gli affittacamere di Airbnb dovranno scegliere fra la licenza da b&b e l’affitto di tutta la casa. A meno che non vogliano incorrere nelle pesanti sanzioni previste in caso di violazione della norma, che arrivano fino a 100mila euro. Se non bastassero le sanzioni a fare da deterrente, l’amministrazione comunale ha anche chiesto ai cittadini di segnalare anonimamente i vicini che dovessero contravvenire al provvedimento. Tra chi si appella alla necessità di regolazione e chi agli equilibri del mercato, Berlino ha insomma optato per quello che, al di là delle intenzioni, è uno sgambetto alla società di home sharing.
“Continueremo a incoraggiare gli amministratori ad ascoltare i cittadini e a seguire l’esempio di altre grandi città come Parigi, Londra, Amsterdam o Amburgo e a creare nuove regole per le persone comuni che vogliano condividere la propria abitazione”, ha replicato un portavoce della branca tedesca di Airbnb seguendo il low profile comunicativo finora utilizzato ovunque. Ma evidentemente dei profili, alti o bassi che siano, agli amministratori berlinesi è importato poco.