La stufa che cova le uova vince in Kenya il Green Innovation Award (premio per l’innovazione verde). Invitata ad un expò delle Nazioni Unite sarà presentata in Italia in un convegno che avrà luogo in Vaticano il prossimo 4 dicembre.
E’ stata addirittura la “first lady” del Kenya Sua Eccellenza Ms. Margaret Kenyatta a consegnare il premio assegno nelle mani del direttore del progetto “Tree is Life” Thomas Gichuru che ha costruito di persona le prime stufe a olle copiando quelle che scaldano le case delle alpi italiane.
Il motivo del premio è un’innovazione semplice come l’uovo di colombo. In molte famiglie di queste comunità di contadini kenyoti sono stati allestiti dei forni in terra cotta con all’interno delle pietre refrattarie per il risparmio energetico. Queste stufe permettono di risparmiare più di un terzo della legna delle normali cucine. Inoltre tolgono gran parte del fumo dalle cucine delle povere baracche africane da sempre annerite. Via il fumo e via le conseguenti malattie respiratorie.
L’aver alzato i fuochi dal pavimento, inoltre, salva la schiena a chi cucina in quanto era prima costretto a sollevare pentole da terra; cosa non consigliabile dai fisioterapisti. Altra cosa è sollevarle a 60-70 cm da terra. Ma non c’è 2 senza 3 benefici. I forni hanno, a livello pavimento, una cavità, tipica delle stufe a olle costruite nelle nostre alpi. Qui sotto vengono deposte le uova da cova al posto della legna da seccare o delle scarpe da asciugare. Le uova si schiudono ed i piccoli pulcini possono trovare del mangime in un ambiente estremamente pulito, caldo, secco e buio. Senza l’aiuto di un lampada accecante come nelle nostre incubatrici industriali. Ad onor del vero a mettere le uova sotto la stufa non è stato un centro studi ma un bambino per errore come la maggior parte delle invenzioni: dal forno microonde ai post-it.
Ad onor del vero a mettere le uova sotto la stufa è stato un bambino per errore e dopo una settimana sono usciti i pulcini; alcun garage alla Steve Jobs o centro di ricerca. L’innovazione è stata poi sostenuta da Ipsia del Trentino – presieduta da Fabio Pipinato (già fondatore di Tree is Life) e Fondazione Fontana che hanno presentato un progetto studio alla Provincia di Trento.
Le famiglie che hanno sperimentato la “stufa che cova”hanno avuto un’addizionale di reddito di un quarto di stipendio circa. Un uovo da cova, infatti, costa meno di un euro (0,90 Kshs). Se un contadino acquista un uovo potrà rivendere il pulcino dopo un mese a 2,5 euro. L’utile, tolte le spese di mangime ed ammortamento stufa, è di 1 euro per pulcino. Moltiplichiamo il tutto per 50, tante quante le uova che stanno sotto una stufa domestica, e vedremo che l’utile per il contadino sarà di 50 euro al mese. Non male; in quanto il reddito medio delle famiglie contadine che vivono per lo più di autoproduzione è di 150 euro al mese. E, grazie alla stufa, passerebbero subito a 200 euro al mese.
Sono soprattutto le donne africane, costrette quotidianamente a fare diversi chilometri a piedi per procurare legna per preparare il pranzo ad aver apprezzato questo progetto voluto da Ipsia del Trentino e Fondazione Fontana e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. Non cucinano più curve ed in assenza di fumo. E non è un caso che il progetto sia stato apprezzato da Unwomens (Agenzia delle Nazioni Unite per le donne) ed esposto nel mese di ottobre presso un expò internazionale a Nairobi.
Il 4 dicembre prossimo verrà presentato a Roma- Vaticano nell’ambito di un convegno sull’economia domestica all’interno di un momento promosso dalla FOCSIV e da Famiglia Cristiana che vedrà Papa Francesco parlare di cooperazione internazionale ed economia domestica.