MERCATO

La trade war affossa i chip, ordini in calo del 15% per i produttori Usa

La domanda resta debole su scala globale: l’escalation della guerra dei dazi peggiora l’outlook e manda in tilt la supply chain. Per gli analisti è depressione piena, ma dal 2020 il trend potrebbe invertirsi. I dati della Semiconductor Industry Association

Pubblicato il 04 Set 2019

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Continua a soffrire il mercato mondiale dei semiconduttori: le vendite di chip sono in calo del 15,5% a luglio anno su anno per un valore di 33,4 miliardi di dollari, secondo i dati della Semiconductor industry association, che rappresenta i chipmaker attivi negli Stati Uniti. Il dato sulle vendite rappresenta una crescita dell’1,7% rispetto a giugno, quando si registrava una flessione del 17% anno su anno, ma non ribalta un trend che persiste da mesi e che l‘escalation della guerra dei dazi tra Usa e Cina peggiora. “Rimaniano in una fase di depressione”, ha commentato David Wong di Nomura Instinet.

Diverse società di brokerage hanno lanciato il warning sull’industria dei semiconduttori, anche sulla base delle indicazioni fornite dai chipmaker, che si ritrovano a fronteggiare domanda debole e magazzini pieni di invenduto.

Sia Citi che Morgan Stanley hanno messo in evidenza che le linee guida dei produttori sono al di sotto delle loro aspettative; Citi ha ridotto la sua stima complessiva per le vendite di semiconduttori nel 2019 a 409,9 miliardi di dollari contro un precedente calcolo di 410,7 miliardi. Morgan Stanley attribuisce il dato di luglio a un “netto cambio di tendenza” nelle vendite di chip di memoria, che ha trascinato in basso il mercato. Longbow Research ha scritto: “Non si vede ripresa per il secondo semestre”.

I dati della Semiconductor industry association dimostrano che, anno su anno, le vendite sono in forte contrazione ovunque: Europa -8,6%, Asia Pacifico/altre -11%, Giappone -12%, Cina -14,4%, Americhe -27,8%.

Il Philadelphia Semiconductor Index risente delle difficoltà dei chipmaker; ancora ieri il benchmark (che include aziende come Amd, Broadcom, Intel, Nvidia, Nxp, Qualcomm, Texas Instruments) è sceso del 2,2% ed è in calo del 9% rispetto al livello più alto di luglio, riporta Bloomberg. A preoccupare, oltre ai dati dell’industria, sono la trade war Usa-Cina e l’entrata in vigore di nuovi dazi dal primo settembre. Il problema non è solo la riduzione della quota di fatturato che molti chipmaker generano in Cina: a rischio è soprattutto la stabilità della supply chain, di cui il colosso asiatico è un anello essenziale.

I dati della Semiconductor industry association riguardo alle vendite su base mensile sono tuttavia in positivo (tranne che per l’Europa): Asia Pacifico/altri  +3,1%, Americhe +2,5%, Cina +1,1%, Giappone +0,7%, Europa -0,5%. Gli analisti ribadiscono che la crisi dell’industria dei semiconduttori è così nera che il quadro può solo migliorare; per RBC Capital Markets: “Le perdite sono troppo gravi, non pensiamo si possa scendere di più“, soprattutto sui chip di memoria. Insomma, toccato il fondo, nel 2020 si attende la ripresa.

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