«La sicurezza digitale e la libertà digitale sono entrambe fondamentali e l’una non può sostituire l’altra ma dovrebbero rafforzarsi a vicenda». E’ questo il principio cardine della Relazione approvata, in prima lettura, dal Parlamento europeo lo scorso sette settembre ed indirizzata alla Commissione ed al Consiglio dell’Unione europea. Ed è muovendo da questa premessa che l’Assemblea di Strasburgo, denuncia e deplora la circostanza “che alcune tecnologie e servizi dell’informazione e della comunicazione prodotti all’interno dell’Ue siano venduti e possano essere utilizzati da privati, imprese e autorità nei paesi terzi con l’intento specifico di violare i diritti umani attraverso la censura, la sorveglianza di massa, attività di disturbo, intercettazioni, controllo, rilevamento e localizzazione dei cittadini e delle loro attività sulle reti telefoniche (mobili) e su Internet”.
E nella relazione si punta l’indice sugli eccessi e gli abusi di alcuni Stati membri, delle loro agenzie di intelligence e di talune società private nell’utilizzo di sistemi di sorveglianza di massa attraverso i quali si è violata la privacy dei cittadini europei. Un riferimento evidente alla vicenda della Hacking Team – la società milanese regina del mercato dei software di spionaggio digitale – deflagrata nelle scorse settimane, che, pure, non viene mai citata espressamente.
Ed è muovendo dalla constatazione della gravità della situazione che il Parlamento europeo “invita la Commissione e il Consiglio a difendere attivamente l’Internet aperto, le procedure decisionali multilaterali, la neutralità della rete, le libertà digitali e le garanzie in materia di protezione dei dati nei paesi terzi tramite i forum sulla governance di Internet”, ricordando che “gli sviluppi tecnologici e l’accesso a un Internet aperto svolgono un ruolo sempre più importante nel garantire il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, esercitando un effetto positivo grazie all’estensione della libertà di espressione, dell’accesso all’informazione, del diritto alla riservatezza e della libertà di riunione e di associazione in tutto il mondo”. E sembrano non aver dubbi i parlamentari nel ritenere che a tutela della privacy anche nei confronti dei soggetti pubblici, occorra promuovere “strumenti che consentono l’utilizzo anonimo di Internet” ed il ricorso a soluzioni di cifratura crittografica nelle comunicazioni telematiche.