L’Antitrust Ue non molla Google sul fronte del searching. La Commissione, dopo aver inviato lo scorso aprile lo Statement of Objections per comunicare l’apertura di un’indagine formale, avrebbe inviato a Mountain View un documento in cui precisa i cambiamenti richiesti al sistema usato per classificare i siti rivali di comparazione dei prodotti nei risultati di ricerca. Nel documento si ricorda a BigG che potrebbe essere multato per violazione delle norme Ue sulla concorrenza.
A rivelare i dettagli della comunicazione il Wall Street Journal, secondo cui la Ue ha chiesto a Google di usare gli “stessi processi e metodi” per presentare i servizi concorrenti sul proprio motore di ricerca e garantire parità di trattamento dei rivali. Si tratta di una richiesta che va oltre i “remedies” proposti da Google lo scorso anno per chiudere il dossier antitrust della Ue, aperto nel 2010 per verificare se la società organizzasse i risultati di ricerca a favore dei propri servizi specializzati come Google Shopping.
La Commissione europea intende capire se Google usa la propria leadership sul mercato europeo delle ricerca online – dove ha una fetta di quasi il 90% – per schiacciare i concorrenti .
Al centro dell’indagine, aperta formalmente lo scorso aprile con l’invio dello Statement of Objections, ci sono servizi di comparazione dei prezzi ma, come ha precisato il Commissario Antitrust Margrethe Vestager, in controlli sono state estesi anche ad altri campi, come i siti di viaggi.
Il gruppo avrà adesso 30 giorni di tempo per replicare e potrà anche chiedere di essere audito per chiarire meglio la propria posizione.
Google ha cercato per due anni di patteggiare con l’Unione Europea, ma senza esito. Mountain View realizza – secondo alcune stime – il 35% dei suoi ricavi in Europa e la sua quota nella ricerca online supera il 90% in molti paesi europei, a fronte del 65% negli Stati Uniti.
Il dossier su Google, l’Antitrust Ue lo ha aperto nel 2010. Il predecessore di Vestager, Joaquín Almunia, ha provato per tre volte a raggiungere un accordo con Google, sempre falliti a seguito di feroci critiche da varie aziende europee, tra cui diversi editori.