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La web tax slitta al 2020, Tria: “Aspettiamo la Ue”

L’annuncio del ministro dell’Economia: “Siamo in attesa di decisioni a livello europeo per avere provvedimenti concordati. Aspettiamo anche le decisioni Ocse”. E rassicura: “Non ci saranno problemi di bilancio”. Il G7 accende i riflettori sulla tassazione dei big del tech

Pubblicato il 17 Lug 2019

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Slitta al 2020 la web tax italiana. L’annuncio arriva dal ministro dell’Economia e Finanze, Giovanni Tria, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Sulla web tax nel governo – ha spiegato – eravamo in attesa di decisioni a livello europeo per avere provvedimenti concordati, poi si è rimandata questa azione, vedremo quale sarà la decisione e come saranno accolte le proposte dell’Ocse, in ogni caso siamo in tempo per far partire questo provvedimento per l’anno prossimo. Non ci sono problemi di bilancio”.

Le parole di Tria hanno sollevato polemiche, soprattutto nell’opposizione. “La posizione del ministro Tria sulla web tax, ribadita oggi in audizione al Senato, conferma purtroppo i nostri sospetti – ha evidenziato Francesco Boccia, deputato PD e responsabile Economia digitale del Partito Democratico – Il governo Conte è completamente subalterno alle evidenti pressioni delle multinazionali del web che hanno interesse a rinviare l’introduzione della tassazione nel nostro Paese così come negli altri paesi europei”.

“Non a caso la Francia – ha proseguito – è partita indipendentemente dal resto d’Europa, così come aveva provato a fare l’Italia nel 2013. A sorpresa oggi il ministro dell’economia Tria ha ufficializzato l’ennesimo rinvio al 2020 dell’attuazione della web tax prevista dallo stesso Governo Conte nella legge di bilancio per il 2019. Sospettavamo che Lega e M5S fossero subalterni alle Over the Top e oggi ne abbiamo avuto la conferma. Questo nuovo rinvio, ci costerà un ulteriore buco di 150 milioni di euro sul 2019, stimati dallo stesso governo Conte. Per non dare un dispiacere alle Ott, Lega e M5S hanno deciso di far loro quest’ennesimo regalo. Tria ha dichiarato di rifarsi alle conclusioni Ocse, qualcuno dovrebbe però informare il Ministro che l’Ocse ha concluso il proprio rapporto arrivando sulle posizioni del Parlamento italiano del 2013: ‘le imposte vanno pagate nel paese in cui si eroga il servizio e si vende il bene attraverso la piattaforma'”.

Il tema della web tax è tornato alla ribalta. Anche la neo presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, nel presentare il suo programma ha sottolineato la volontà di intervenire su questo fronte.

La presidente è convinta che il prelievo fiscale deve avvenire laddove vengono generati i profitti, dando contributo allo stato sociale, ai sistemi scolastici e universitari, alle infrastrutture pubbliche. “Il sistema fiscale dell’Ue e quello internazionale hanno urgente bisogno di riforme. Non sono adatti alle realtà della moderna economia globale e non rispecchiano i nuovi modelli di business del mondo digitale”. Tra le priorità c’è dunque la tassazione delle grandi tech companies: sulla digital tax sono in corso le trattative in ambito Ocse, ma “se per la fine del 2020 non si arriverà a una soluzione globale per una tassazione digitale equa, l’Ue dovrebbe agire in via autonoma”.

Intanto il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha sollecitato i suoi omologhi nel G7 a trovare una soluzione internazionale alla riunione di questa settimana per tassare i giganti digitali. “Sono convinto che durante questo G7 saremo in grado di trovare una soddisfacente soluzione internazionale”, ha detto Le Maire. La Francia ha fatto arrabbiare gli Stati Uniti all’inizio di questo mese diventando la prima grande economia ad imporre una tassa sui giganti digitali come Google, Apple, Facebook e Amazon.

Dopo Parigi, anche Madrid adotterà la web tax, appena sarà in carica il nuovo governo. Lo assicura il ministro spagnolo dell’Economia ad interim Nadia Calvino: “L’abbiamo già proposta e la nostra intenzione e’ rimetterla sul tavolo appena ci sarà un governo – ha detto il ministro spagnolo dell’Economia ad interim Nadia Calvino – L’ideale sarebbe trovare una soluzione mondiale, altrimenti dovremo passare all’azione perche’ l’impatto sulle nostre economie non puo’ essere minimizzato”.

Il governo di Pedro Sanchez ha adottato a gennaio un progetto di legge per una tassa del 3% sui ricavi generati da alcune attivita’ di giganti come Google, Apple, Facebook e Amazon, ma il suo governo non ha al momento la maggioranza assoluta e dovra’ tentare di trovarla la prossima settimana. Calvino si e’ detta certa che il segretario del Tesoro americano condivide la necessita’ di una soluzione mondiale su questo tema. La Francia ha proceduto, prima fra tutti e unilateralmente, provocando la reazione degli Usa, con rischi di rappresaglie commerciali.

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