L'INTERVISTA

Lanza (Intesa): “Digitale e sostenibilità accoppiata vincente per uscire dalla crisi”

Il general manager dell’hub di innovazione digitale di Ibm accende i riflettori sulle “ricette” per la ripresa: “Sopravviverà solo chi sarà pronto a stravolgere ed innovare i modelli di business”

Pubblicato il 10 Apr 2020

pietro lanza

L’Italia del post- coronavirus non sarà più la stessa. Servirà ripensare i modelli di business e riorganizzare la attività interne alle imprese per strutturare un sistema produttivo più efficiente e allo stesso tempo più resiliente e sostenibile. In questo processo di trasformazione il digitale gioca un ruolo chiave. Di quello che ci aspetta in un futuro non troppo remoto ne parliamo con Pietro Lanza, general manager di Intesa, l’hub di innovazione digitale di Ibm.

Lanza, l’emergenza Coronavirus ha costretto repentinamente le imprese, anche quelle più “resistenti” all’innovazione, ad operare in digitale. Voi avete un osservatorio privilegiato cross industry sul mondo produttivo. Cosa sta succedendo?

Abbiamo assistito a una corsa improvvisa verso il digitale. Le aziende avevano necessità di rispondere all’esigenza immediata di continuare, laddove possibile, le loro attività in ottica di business continuity. Si trattava di mettere in campo in tempi rapidi soluzioni tattiche di breve periodo, che Intesa ha concordato internamente con le proprie aree strategiche ma anche operative.

Che tipo di esigenze hanno manifestato le vostre imprese clienti?

Molto dipende dal tipo di azienda. Intesa, in quanto hub cross industry, si è trovata a rispondere a richieste diverse per settore. Per quanto riguarda le banche e le aziende che erogano servizi digitali – Tlc o utility, ad esempio – è emersa la necessità di non interrompere l’interazione con i clienti. In questo senso abbiamo messo a disposizione soluzioni di identificazione da remoto per effettuare transazioni con valore legale e piattaforme in grado di gestire i flussi autorizzativi.

Intesa ha anche clienti manifatturieri. Ci sono molte fabbriche, dove si producono beni considerati di prima necessità, rimaste aperte. Cosa vi hanno chiesto?

L’esigenza è stata – e lo è ancora – quella di controllare gli accessi dei dipendenti per evitare l’ingresso di persone affette da Covid-19. Il nostro competence center di sistemi biometrici ha sviluppato un sistema di riconoscimento facciale che integra biometria e intelligenza artificiale, in grado di misurare la temperatura corporea e anche di mappare i comportamenti interni al sito, per valutare se siano o meno rispettate le misure di sicurezza. Queste informazioni sono messe a disposizione dell’azienda per eventualmente gestire le emergenze, riorganizzando attività e personale. Un sistema che, presumibilmente, dovrà essere adottato anche in futuro, dato che dovremo convivere con il virus per un periodo di cui non conosciamo il termine.

L’emergenza ha contribuito ad aprire nuovi orizzonti tra le imprese italiane? Mi spiego meglio: sono pronte ad operare in digitale anche in futuro?

Abbiamo rilevato un interesse sempre crescente, soprattutto da parte del top management di aziende dinamiche, verso il digitale e una predisposizione più forte ad utilizzare questi strumenti anche nel futuro. E soprattutto, la propensione ad utilizzarli come pilastri per la costruzione di un nuovo modello di business in grado di competere nel mondo che verrà. Che non sarà più quello pre-emergenza. Intesa è pronta a mettere a disposizione le sue soluzioni e il suo team di esperti di consulenza per accompagnare le imprese in questa trasformazione.

I riflettori si sono accesi anche sullo smart working. Intesa come si è preparata alla sfida?

Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza già fatta in azienda. Nel nostro Piano industriale, infatti, lo smart working è stato inserito in quanto ritenuto strategico per raggiungere tre obiettivi chiave: la flessibilità della produttività, il miglioramento della qualità della vita dei nostri dipendenti e la riduzione dell’impatto ambientale. Abbiamo quindi adottato contratti di lavoro in linea con la normativa sul lavoro agile e dotato i dipendenti degli strumenti tecnologici necessari ad operare in modalità agile. Inoltre, abbiamo messo in campo azioni di education per una migliore operatività. Il fatto di essere già “smart” ci ha consentito di supportare al meglio anche le nostre aziende clienti che si sono trovate ad affrontare questo importante cambiamento; grazie allo sviluppo di competence center dedicati, abbiamo potuto mettere inoltre a disposizione i nostri esperti di design thinking e co-innovation.

Il governo ha appena varato misure economiche che andranno a mobilitare 400 miliardi per aiutare le imprese in crisi. Lei che idea si è fatto?

La scelta del governo è stata quella di erogare, tramite il sistema bancario, un credito con condizioni favorevoli per tamponare la crisi di liquidità e agevolare gl investimenti delle imprese. In questo quadro diventa cruciale investire nel modo giusto queste risorse, dando priorità all’innovazione dei modelli di business. Anche stravolgendo tutto quello che è stato fatto finora, perché l’alternativa è non solo incerta, ma quasi sicuramente negativa. Da questa crisi ne uscirà rafforzato probabilmente chi ha messo in cima alle priorità di investimento i progetti legati alla digitalizzazione e alla sostenibilità.

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