IL PROGETTO

L’archeologia sbarca nel metaverso, alleanza Coopculture-DigiLab

Via ad “Archeoverso” che punta a definire le tecnologie per la creazione, fruizione, e interazione dell’utente nella realtà immersiva e aumentata

Pubblicato il 02 Dic 2022

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Si chiama “Archeoverso”, l’innovativo progetto nato dalla firma di una convenzione tra Coopculture e il Centro di Ricerca DigiLab della Sapienza Università di Roma, impegnatesi in una collaborazione biennale. Archeoverso si pone l’obiettivo di esplorare le potenzialità degli universi digitali per la valorizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, mettendo a punto un ecosistema metodologico e tecnologico per la creazione, fruizione, interazione in realtà immersiva e aumentata, nonché per la formulazione di soluzioni di sostenibilità economica per le progettualità incentrate sui metaversi.

In cosa consisterà Archeoverso

In sintesi, il progetto prevede la definizione delle tecnologie più idonee per rendere varia e interessante l’esperienza dell’utente nel metaverso digitale, compresa la realizzazione di una piattaforma scalabile, finalizzata alla creazione e all’articolazione degli ambienti virtuali; lo sviluppo di pacchetti di servizi per la valorizzazione del luogo della cultura individuato; la costruzione dell’attività all’interno dell’ambiente virtuale per il coinvolgimento e la gestione del pubblico, con un approccio centrato sulla comunità; lo sviluppo di servizi di didattica sulle tematiche relative a tecnologia, “cultural heritage” e innovazione sociale (servizi erogati in modalità freemium, ovvero in parte gratuitamente in parte a pagamento).

Integrazione di esperienze reali e virtuali applicate ai siti culturali

“La convenzione stipulata con CoopCulture per lo sviluppo del progetto ArcheoVerso rappresenta una felice novità nel rapporto tra Centri di ricerca e imprese. DigiLab è lietissimo di promuovere un modello che auspicabilmente troverà applicazione anche in altre realtà di ricerca e ringrazia sentitamente CoopCulture per la fiducia accordata, che permette di avviare un’esperienza pioneristica”, ha dichiarato Paola Buzi, Direttrice presso il DigiLab. “Nel concreto, in ArcheoVerso verranno integrate esperienze virtuali e reali applicate a un selezionato numero di luoghi della cultura. Per ogni sito o museo individuato verrà creato un ambiente virtuale fruibile sia in remoto che in presenza, a supporto e non in sostituzione del normale processo di visita, integrando una serie di servizi, mediante il digitale, altrimenti non fruibili normalmente. Un vero e proprio metaverso archeologico insomma”, ha concluso Buzi.
 
Quella tra DigiLab e CoopCulture costituisce un nuovo modello di collaborazione progettuale strutturata tra università e impresa, e va ad integrare un percorso già avviato che vede Sapienza Università di Roma e CoopCulture soci del Centro d’Eccellenza del Distretto Tecnologico della Cultura della Regione Lazio (Dtc), e uniti da un partenariato esteso all’interno della missione 4 del Pnrr “Istruzione e Ricerca”. 

Al crescere della consuetudine degli utenti con le esperienze immersive digitali, i musei e le altre organizzazioni culturali hanno avuto l’opportunità di mettere a loro disposizione la realtà virtuale per far vivere le proprie collezioni e mostre. Diversi gruppi di ricerca a livello internazionale hanno sondato le possibilità del digitale nel campo culturale ma resta da scoprire il possibile impatto positivo del metaverso sul mondo culturale per l’implementazione di progetti innovativi.

Necessario valorizzare la presenza degli enti culturali nel metaverso

“L’obiettivo condiviso con DigiLab è un’analisi e una valorizzazione della qualità della fruizione delle interazioni all’interno degli spazi metaversali. Vogliamo rendere accessibili i vantaggi derivanti dalla presenza di enti culturali nel metaverso, valorizzando gli aspetti relazionali e di possibile impatto economico”, ha affermato Giovanna Barni, Consigliera Delegata Innovazione e Sviluppo di CoopCulture. “Si tratta di un mercato che raggiungerà secondo le stime di oggi oltre 750 miliardi di dollari nel 2026, tra implementazioni tecnologiche e indotto derivante da attività virtuali, dove l’elemento culturale non è ad oggi
rappresentato. Grazie al nostro lavoro sarà possibile realizzare modelli scalabili su scala nazionale”, ha aggiunto.

Per la prima fase progettuale scelte le Case Romane del Celio

Per la prima fase progettuale e lo sviluppo del prototipo, sono state scelte le Case Romane del Celio, un antico complesso residenziale romano, ancora poco noto pur essendo alle spalle del Colosseo. Un luogo in cui sarà possibile il monitoraggio di risultati a un anno dalla sua implementazione, e che quindi permetterà al prototipo di esser replicato e reso scalabile a livello nazionale. Quella delle Case Romane è una scelta non casuale, bensì dettata dalla volontà di studiare una fruizione più diffusa del patrimonio culturale della città, e favorire così il decongestionamento dell’area intorno al monumento più visitato d’Italia. Un sito, quindi, in grado di inserirsi in diversi elementi di sviluppo strategico: smart mobility, valorizzazione di percorsi secondari, creazione di comunità di sostegno e sviluppo.
 

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