L'ANNIVERSARIO

L’Asi compie 30 anni, Italia protagonista della Space economy

Nata il 30 maggio del 1988, l’Agenzia spaziale italiana ha accentrato tutte le attività che riguardavano l’accesso allo Spazio. Ecco le sfide future

Pubblicato il 04 Lug 2018

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L’Asi compie 30 anni: la strada italiana istituzionale per le stelle si apriva ufficialmente il 30 maggio del 1988 con la creazione dell’Agenzia Spaziale Italiana. Attraverso un decreto legislativo il governo trasformava quello che allora era il Piano Spaziale Nazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche in Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che aveva il compito di accentrare tutte le attività italiane che riguardavano l’accesso allo spazio.

Sono trascorsi tre decenni da quel giorno durante i quali sono stati progettati, sviluppati ed eseguiti diversi programmi spaziali, in collaborazione con le maggiori agenzie di tutto il mondo, diventando oggi il punto di riferimento di una grande comunità scientifica, tecnologica e industriale.

Lo spazio ha molto mutato la sua natura, da settore di competizione politica a comparto economico e tecnologico capace di spingere la crescita e il progresso in diversi settori di ciascun Paese.

L’Asi ha saputo negli anni rafforzare il ruolo di eccellenza dell’Italia in questo settore e grazie alla sensibilità delle istituzioni ha visto aumentare, soprattutto negli ultimi anni, il proprio budget attualmente di circa 900 milioni di euro. Accanto allo sforzo delle parti politiche, c’è sempre stata l’industria, in grado di competere sia sui costi che sulla qualità dei prodotti e dei servizi. Le aziende italiane, sui programmi della Commissione Europea vantano infatti un ritorno dei propri investimenti superiore del 4%. Un dato che può apparire limitato ma che così non è in un mondo dove il pareggio tra investimenti e ritorni è già un successo.

La storia dello spazio italiano inizia nei primi anni ’60 quando grazie a Luigi Broglio il nostro Paese è riuscito a mettere in orbita il suo primo satellite chiamato San Marco. Siamo stati, all’inizio della corsa allo spazio ad avere una propria base di lancio, seppure lontana migliaia di chilometri dai nostri confini. Già da allora la storia dello spazio italiano è stata costellata da prestigiose collaborazioni con il raggiungimento di posizioni di rilievo in un contesto internazionale dove gli investimenti delle grandi potenze potevano fare la differenza. Nel 1977 con il lancio di un satellite per telecomunicazioni sperimentali, Sirio, l’Italia diventa un’apripista per molti paesi in questo settore. Un trentennio dopo, con l’Asi e il ministero della Difesa, si mette a segno un nuovo grande successo internazionale, il lancio del primo satellite della costellazione Cosmo-SkyMed.

I numeri dei trenta anni dell’Asi sono legati alla realizzazione di satelliti innovativi, scientifici e commerciali, alla costruzione dei moduli per la Stazione Spaziale Internazionale, si lancia la sonda Cassini-Huygens, che raggiunge Saturno e sbarca con Huygens su una delle lune del pianeta degli anelli, Titano. La tecnologia italiana permette di studiare Marte contribuendo a tante sonde, a sbarcare su di una cometa con la sonda Rosetta. L’elenco è molto lungo ma come non ricordare Tethered, il satellite al guinzaglio, i sette astronauti italiani, gli accordi con la Nasa e le altre grandi agenzie spaziali di tutto il mondo, del satellite Agile e delle sue rivelazioni cosmiche, fino alla Missione Esa ExoMars 2016, Il programma su Marte con il mancato atterraggio della stazione meteorologica Schiaparelli ma con il pieno successo della sonda Tgo che sta orbitando intorno al Pianeta Rosso in attesa della seconda parte della missione e del suo rover atteso all’ammartaggio per il 2020. Tutto questo è stato possibile anche grazie a un tessuto produttivo di grandi aziende e numerose Pmi che collaborano, anche grazie all’Asi, con il mondo scientifico e della ricerca di elevato valore, apprezzate a livello mondiale.

Un passaggio rilevante è stato lo sviluppo della tecnologia Sar (per l’osservazione radar della Terra) con la quale ha avuto inizio la prima costellazione satellitare di osservazione della Terra: Cosmo-SkyMed. L’Italia mette su un’unica macchina un sistema duale (civile/militare) con radar in grado di guardare 24 ore su 24, con qualsiasi condizione meteorologica o di visibilità. Un sistema satellitare che oggi attende a breve la sua seconda generazione per poter dare continuità alle attività di monitoraggio del pianeta che il programma è stato in grado di realizzare in questo decennio.

L’impulso alle attività spaziali hanno portato in questi anni ad avere un settore con una filiera industriale completa,  che si è perfezionata con il lanciatore Vega, realizzato dall’azienda italiana Avio, uno dei pilastri della strategia di accesso allo spazio europea. Dal 2012 non ha fallito un lancio e, prima azienda nel settore al mondo ad averlo fatto, la società si è quotata in borsa, a dimostrazione di una grande volontà di procacciarsi il mercato sulla base delle proprie capacità e non solo perché strategico per il sistema paese.

L’Asi ha gettato e sta gettando le basi per future o già pianificate collaborazioni con la Nasa ma anche con altre agenzie di paesi come la Russia, la Cina, l’Argentina, o Israele per la realizzazione di strumenti da istallare a bordo di sonde in viaggio verso lo spazio profondo. Queste missioni avranno da Terra un supporto anche italiano con la Sardinia Deep Space Antenna (Sdsa) istallata sul Sardinia Radio Telescope dell’Inaf che, dotato della strumentazione necessaria dall’ASI, permetterà non solo di ricevere ma di inviare segnali alle sonde in esplorazione nello spazio profondo. SDSA è così entrata nella rete del Deep Space Network della Nasa, grazie ad un accordo firmato recentemente a Cagliari in Sardegna. Nel futuro più immediato c’è il lancio di una sonda con destinazione Mercurio: Bepi Colombo. La missione prenderà il via, il prossimo autunno, dallo spazioporto dell’Esa della Guyana Francese.

Non di solo Italia si parla per le celebrazioni della nascita dell’Asi ma anche e soprattutto di Europa. A livello continentale siamo stati tra i fondatori di due enti spaziali nei primi anni ‘60 Esro e Eldo che poi fondendosi nel 1975 hanno dato vita a quella che oggi è l’Agenzia Spaziale Europea, di cui attualmente l’Asi e il terzo paese contributore. Un contributo sostanziale finanziario fatto in particolare anche di programmi spaziali considerevoli come quello di ExoMars.

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