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L’assistente vocale? E’ roba da uomini. Google sul podio

Gli insight di Quantcast svelano le preferenze dei consumatori: la soluzione di BigG “seduce” i maschi under 30. Poche le donne utenti che, però, preferiscono Alexa

Pubblicato il 25 Mar 2019

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Gli assistenti vocali? Roba da uomini. A dirlo un’analisi di Quantcast che ha analizzato il comportamento di ricerca online dei consumatori italiani che usano i cinque assistenti vocali più popolari sul mercato.

Gli assistenti vocali stimolamo l’interesse prevalentemente degli utenti maschi e giovani. Tutti e cinque gli assistenti vocali sono infatti più ricercati dagli uomini, anche se Alexa ha ottenuto il punteggio più alto tra le donne online seguito da Siri.

Entrando nel dettaglio l’analisi evidenzia come Alexa stia diventando sempre più popolare tra gli utenti online di sesso femminile: l’assistente vocale di Amazon ha conquistato un maggiore interesse tra le donne negli ultimi mesi. Anche se gli uomini rappresentano la maggior parte degli utenti alla ricerca di Alexa, la quota rosa è aumentata leggermente passando dal 25% al 27%.

Google Assistant ha ottenuto il punteggio più alto tra gli uomini. Come già detto il pubblico maschile ha dimostrato un maggiore interesse per gli assistenti vocali online e soprattutto per Google Assistant. L’analisi sottolinea infatti un grande coinvolgimento per l’assistente virtuale dell’azienda di Mountain View non solo tra gli uomini in generale, ma anche tra i giovani consumatori dai 18 ai 24 anni.

Bixby  e Cortana hanno perso, invece, l’interesse del pubblico più giovane. I ragazzi tra i 18 e i 24 anni hanno spostato l’interesse verso Google Assistant che conquista i podio della generazione Z, seguito da Cortana e Bixby  si sono classificati solo al secondo e terzo posto. Alexa, infine, è l’assistente che piace agli over 55. In generale, gli assistenti vocali catturano l’interesse di un pubblico online più giovane.

“Il fascino e la curiosità che ruotano attorno agli assistenti vocali, li rendono oggi una tecnologia molto richiesta dai consumatori sia a livello internazionale che italiano. Capire il pubblico online, i suoi interessi, le caratteristiche socio-demografiche e persino i repentini cambiamenti nel tempo, aiuta i brand a creare un coinvolgimento più intelligente, rapido e pertinente – spiega Ilaria Zampori, General Manager di Quantcast Italia – Gli insight di Quantcast basati su dati di prima parte consentono quindi ai brand di identificare le sfumature all’interno dell’audience digitale e raggiungere solo gli utenti online più rilevanti con la pubblicità online”.

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