IL REPORT EUROSTAT 2021

Lavoro e competenze, Italia peggior Paese d’Europa nella formazione dei giovani

Il Mezzogiorno l’area continentale con i più elevati gap. Molise, Calabria, Campania e Sicilia le ultime della classe. La discrepanza fra le skill acquisite nella fascia d’eta 15-24 e la richiesta del mercato è considerata la maggiore vulnerabilità e la questione più urgente da affrontare

Pubblicato il 09 Set 2021

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L’Italia è l’ultimo Paese Ue per politiche di formazione giovanili orientate all’occupazione. È quanto emerge dal report annuale Eurostat (SCARICA QUI IL DOCUMENTO) in cui si evidenzia un gap allarmante.

Il più elevato tasso di Neet —la quota di giovani (di età compresa tra 15 e 24 anni) che non sono occupati e non sono coinvolti in programmi di istruzione o formazione —è stato registrato nelle regioni meridionali del nostro Paese e nelle regioni ultraperiferiche della Francia, e tassi relativamente elevati riguardano anche diverse regioni di Romania, Bulgaria e Grecia. Più in dettaglio, nel 2020 in sette regioni dell’UE più di un giovane su quattro ha occupazione, né un’istruzione o una formazione adeguata. Quattro di queste si trovano in Italia: Molise (25,5 %), Calabria (26,5 %), Campania (28,0 %) e Sicilia (29,3 %).

Una delle preoccupazioni più urgenti nel campo delle politiche sociali e occupazionali è la disoccupazione giovanile. L’andamento dei mercati del lavoro giovanile è strettamente legato ai sistemi di istruzione e formazione e riflette, almeno in certa misura, una discrepanza tra le competenze acquisite dai giovani e le competenze richieste dai datori di lavoro (per coprire i posti di lavoro vacanti)”, si legge nel report. “Gli alti tassi di disoccupazione giovanile sono particolarmente concentrati nell’Europa meridionale. In 22 regioni oltre il 40% della forza lavoro di età compresa tra 15 e 24 anni risulta disoccupato nel 2020. Questo gruppo comprende otto regioni della Grecia, sette della Spagna, quattro dell’Italia meridionale e tre regioni ultraperiferiche della Francia”.

A certificare la pessima performance italiana sul fronte competenze anche l’Indice Desi la cui edizione 2021 è attesa a ottobre e stando a quanto emerso dal report Eurostat potrebbe confermare lo status quo. L’Italia ora punta a recuperare il gap: il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha presentato il programma Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori) che punta a formare circa 3 milioni di persone puntando sulle skill ad alto valore aggiunto grazie ai fondi del Pnrr e del React-Eu, per un totale di 5 miliardi di risorse in campo

Italia bocciata anche sull’e-commerce

L’Italia si piazza male anche nella classifica dell’e-commerce: “La propensione all’utilizzo dell’e-commerce è particolarmente bassa in Bulgaria, Romania e nelle regioni centro-meridionali d’Italia. Ciò può riguardare, almeno in parte, livelli relativamente bassi di accesso/utilizzo di Internet e un numero relativamente elevato di persone che non possiedono un conto bancario (rendendo così più difficile pagare online)”, si legge ancora nel report Eurostat. 11 le regioni dell’UE in cui la quantità di popolazione che ha mai effettuato un acquisto online risulta alta: Bulgaria, Romania, Sud Italia e Isole, Kentriki Ellada (Grecia), Cipro e Região Autónoma Da Madeira (Portogallo). E ci sono 10 regioni in cui meno di un terzo di tutti gli adulti ha dichiarato nel 2020 di aver effettuato un acquisto online nei 12 mesi precedenti. Queste regioni sono localizzate esclusivamente in Bulgaria, Italia meridionale o Romania.

Sebbene Internet sia una parte quasi costante della vita di molte persone nell’UE, alcune persone sono escluse in misura maggiore o minore, determinando il cosiddetto divario digitale. Le persone che vivono in regioni remote possono essere escluse poiché la mancanza di investimenti nelle infrastrutture porta a problemi di accesso e/o prestazioni quando si cerca di utilizzare Internet”, evidenzia il report. “Con una quota crescente di attività quotidiane svolte online, la capacità di utilizzare le moderne tecnologie diventa sempre più importante per garantire che tutti possano partecipare alla società digitale. È probabile che questo divario digitale venga ulteriormente sfidato nei prossimi anni, man mano che i servizi 5G verranno gradualmente implementati”.

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