Lavoro, l’allarme di Confindustria: persi 90mila posti nei servizi innovativi

Il maggior calo occupazionale, registrato tra aprile 2008 e settembre 2009, riguarda il lavoro autonomo (-3,6%)

Pubblicato il 03 Feb 2010

La crisi ha colpito duro anche il mondo dei servizi innovativi. La
fotografia è scattata dall’Osservatorio sull’occupazione di
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici che evidenzia come,
a partire dal secondo trimestre 2008 fino al terzo 2009,
dall’informatica alle telecomunicazioni, dalla radiofonia e
televisione all’ingegneria, ai servizi di consulenza, di
comunicazione e marketing, di certificazione, si siano persi
complessivamente 90mila posti di lavoro. Dopo il picco
occupazionale (+10%) registrato nel primo trimestre 2008, che aveva
portato il totale degli addetti a 2,5 milioni, il settore ha
sofferto di un calo del 3,6%, concentrato nella componente del
lavoro  indipendente (quella dipendente è rimasta immutata per
effetto della  sostituzione tra uscite ed entrate di
lavoratori).

Per quanto riguarda il 2009, solo alla fine del terzo trimestre,
dopo quattro trimestri consecutivi negativi, il settore ha fatto
registrare un primo segnale positivo con una crescita tendenziale
dell’1,2%, dovuta all’andamento positivo della sola occupazione
dipendente (+3,1%), mentre si conferma il dato negativo (-2,1%) per
quella indipendente. In termini congiunturali, nel terzo trimestre
dello scorso anno si è verificato tuttavia un arretramento di
-0,5% (+0,1% i dipendenti, -1,6% gli autonomi), a conferma che il
ciclo economico, pur mostrando piccoli segnali di ripresa, mantiene
ancora inalterati i fattori di crisi che tengono a freno gli
investimenti produttivi, in particolare quelli legati
all’innovazione.
“Le aziende del settore impegnate a fronteggiare i tagli dei
budget dei loro committenti (imprese e PA), tendono, infatti, a
difendere il proprio patrimonio occupazionale interno – spiega
Csit in una nota -. Ma sono costrette a decurtare le collaborazioni
esterne di consulenti e specialisti, che non trovano
giustificazione in assenza  di nuovi ordini e progetti”.

“D’altro canto nell’ultimo trimestre dell’anno il clima di
fiducia delle imprese dei servizi, seppur ancora negativo, appare
per la prima volta in salita – conclude la Csit -. L’auspicio
è che si passi dalla politica dell’emergenza a una visione più
strategica, in grado di rafforzare i tiepidi segnali di ripresa”.

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