Il nodo che tutti i servizi Web dedicati al lavoro cercano di sciogliere è sempre lo stesso da anni: il matching tra domanda e offerta. Negli ultimi tempi, tuttavia, in pochi hanno saputo innovare servizi e strumenti, affidandosi ad algoritmi e logiche nuove. In epoca di connettività a banda larga, social media e dispositivi mobili il curriculum, quale mero raccoglitore d’informazioni, è in alcuni casi del tutto inutile. Alcuni operatori, i più attenti, hanno iniziato a puntare su interazione, business case, social network interni ai portali di lavoro, big data e informazioni incrociate. “Non si tratta soltanto dei contenuti di un CV o della possibilità reale di descrivere le proprie competenze, ma di trovare una modalità nuova di fare selezione via Web”, racconta Alessio Romeo, fondatore e CEO di Face4Job. “Un talento difficilmente emerge da una lista di esperienze, occorre sempre un incontro tra le persone e un modo nuovo di raccontare se stessi o scegliere i collaboratori”. Questa intuizione ha portato, per esempio, Face4Job a proporre un sistema di preselezione basato su tre nuovi fattori: la possibilità da parte delle imprese di definire domande a piacere ai candidati e fissare così un algoritmo variabile nello screening; la possibilità per chi cerca lavoro di presentarsi in formato video; videointerviste iniziali per abbassare costi di trasferta e migliorare il primo impatto tra imprese e aspiranti. “Sul nostro sito tutto questo avviene prima di invitare le persone e garantisce una selezione di qualità, eliminando una forma fin troppo abusata di inutile accaparramento di curriculum via Web”. Innovativa è anche la modalità di ricerca delle opportunità d’impiego, che sono localizzate puntualmente da Face4Job sul planisfero con tanto di nome dell’azienda e di coordinate geografiche, come se si trattasse di luoghi di pubblica utilità. Il principio è quello dei metamotori di ricerca, che setacciano tutto il Web, ma la presentazione delle vacancy non si riduce una lista, ma si basa sugli algoritmi GPS. L’intuizione, abbastanza azzeccata, è che ciascuno scelga il proprio futuro anche e soprattutto in base alla posizione e alla distanza reale tra casa e luogo di lavoro.
“Se un’offerta su Internet non precisa un luogo, niente segnalazione”, continua Romeo. “Abbiamo escluso poi tutti gli intermediari e le agenzie di lavoro: una scelta difficile, ma che piace. Registriamo oggi 7 milioni di pagine viste al mese, un migliaio di aziende iscritte e quasi un milione di utenti, molti dei quali arrivati grazie a Garanzia Giovani. Siamo in grado di contare anche gli incontri andati a buon fine: solo questa estate sono stati circa 6.000”. Un’altra iniziativa che ha posto al centro l’uso intelligente di algoritmi di ricerca e di incrocio dei dati sul mercato del lavoro in maniera inedita è WollyBI, servizio targato TabulaeX, società nata come spin-off dell’Università Bicocca di Milano e che svolge analisi di business intelligence sugli annunci di lavoro online e li incrocia con riferimenti territoriali.
“Il Web e la domanda di lavoro che trova spazio in Rete sono una fonte credibile e significativa degli andamenti del mercato e consentono interpretazioni statistiche nuove, sempre aggiornate e perfino anticipatorie su quanto sta avvenendo in Italia”, spiega Mario Mezzanzanica, professore di statistica all’Università Bicocca di Milano e membro del CdA di TabulaeX. Il servizio opera su un insieme non strutturato di informazioni e grazie all’analisi semantica degli annunci, a un ranking di affidabilità dei siti e portali e alla combinazione con le coordinate geografiche rinvenute nel testo delle inserzioni, offre uno spaccato sulla domanda di lavoro per territorio e sulle competenze specialistiche e attitudinali richieste dal mercato e da ciascun settore. “Abbiamo allineato le professioni agli standard Istat e confrontato i valori con le Comunicazioni Obbligatorie, ottenendo un corretto allineamento con altri dati statistici, anche a livello europeo”, continua Mezzanzanica. “Gli annunci presenti in Rete oggi sono oltre 1 milione e mezzo, molti dei quali, quasi 400mila, sono duplicati. WollyBI consente di fare uno zoom di tipo territoriale fino a livello dei Comuni”.
Questo tipo di analisi fanno gola oggi a chi deve pianificare la formazione e le politiche pubbliche, agli operatori pubblici e privati del lavoro e associazioni di categoria, ma potrebbero servire anche alle grandi aziende. “Il punto di partenza delle nostre analisi non è più top-down come nelle survey tradizionali. Possiamo definire aggregati territoriali a piacere, così come analisi del fabbisogno di competenze per settori. A parte alcune aree relative a competenze più povere, per le quali la ricerca non passa dal Web, la fotografia rispetta l’andamento reale del mondo del lavoro. I big data stanno aprendo scenari inediti per chi dovrà in futuro fornire servizi di selezione, matching e formazione delle competenze”.