Più investimenti per proteggere le banche e i clienti dalle frodi informatiche. Nel 2019, secondo uno studio di Abi Lab (il centro di ricerca e innovazione promosso dall’Associazione Bancaria Italiana), sono stati investiti oltre 500 milioni di euro con l’obiettivo di migliorare i canali di comunicazione remota con la clientela, anche business.
Se lo scorso anno la spesa per la sicurezza informatica ha rappresentato il 7% del budget dedicato all’IT, nel 2020, prevede Abi Lab, sarà del 12%, indice di una maggiore sensibilità sul tema, ma anche della necessità di adeguarsi a uno scenario sempre più complesso da proteggere, complice i tanti canali di home banking. Più nel dettaglio, la spesa per la sicurezza dell’IT è così composta: 31% per interventi volti a incrementare i livelli di sicurezza dei servizi; 30% per l’evoluzione del servizio offerto alla clientela e il 39% per l’adeguamento alle normative di sicurezza.
Negli ultimi due mesi di crisi Covid, inoltre, l’Abi ha notato un’evoluzione degli attacchi informatici rivolti sia alle banche sia ai clienti di home banking. Come si sono mossi gli istituti per proteggere il loro business? Da una parte, tramite iniziative di supporto agli operatori del settore finanziario e a “rilevare nuove possibili minacce” attraverso riunioni e seminari. Dall’altra parte, con la formazione dei dipendenti stessi: lo smart working ha messo le banche di fronte a sfide inedite. Le campagne di sensibilizzazione hanno avuto come obiettivo le misure “da adottare nel lavorare tra le mura domestiche”.
Infine, Abi rivolge un messaggio ai clienti stessi, con una serie di consigli utili per evitare frodi e per “operare online in modo comodo e sicuro”. Tra le indicazioni, il cambio periodico della password degli account email e dei social network; installare o aggiornare l’antivirus; aprire solo le email ricevute dagli indirizzi noti e, infine, contenere la diffusione delle informazioni personali online.