Le grandi aziende tecnologiche non sono immuni dall’attuale rallentamento macroeconomico. Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft hanno riportato i risultati più modesti da oltre un anno a questa parte nelle ultime trimestrali. Ma cosa succederà da qui in avanti? Lo scenario è stato delineato nel report “Big tech: resilient despite macroeconomic headwinds” dell’Eiu (Economist Intelligent Unit) che Corcom ha potuto visionare.
“Le grandi aziende del settore tecnologico conservano ancora forti asset, come le posizioni di mercato e le riserve di liquidità, ma nei prossimi anni dovranno fare i conti con una domanda più debole e costi più elevati”, spiega Dexter Thillien, responsabile tecnologia dell’Eiu.
Grandi riserve di liquidità ma non sarà una passeggiata
Le condizioni macroeconomiche, in particolare il dollaro forte, pesano sugli utili delle big tech; Meta è stata la più colpita, registrando il primo calo trimestrale dei ricavi (-1%); la parte enterprise rimane forte, con i servizi cloud che crescono di oltre il 30%; i servizi premium e gli abbonamenti restano positivi anche sul versante consumer; le grandi aziende tecnologiche conservano enormi riserve di liquidità (oltre mezzo trilione di dollari complessivamente), che consentiranno loro di superare la “tempesta”: queste le principali evidenze che mergono dall’analisi.
L’Eiu prevede un rallentamento della crescita economica globale al 2,8% nel 2022 e l’inflazione raggiungerà il 9,2%. “Le grandi aziende tecnologiche non sono immuni dalla crisi. Nel trimestre conclusosi a giugno 2022, Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft hanno riportato i risultati più bassi da oltre un anno. Il rallentamento suggerisce che la forte crescita registrata a seguito della pandemia si sta ora normalizzando. Sebbene le grandi aziende tecnologiche mantengano forti asset, come le loro posizioni di mercato, le dimensioni e le riserve di liquidità di mercato, le dimensioni e le riserve di liquidità, dovranno far fronte a una domanda più debole e a costi più elevati nei prossimi anni”.
L’impatto del dollaro forte sulle big tech
Tra i fattori che danneggiano le big tech nel 2022, il dollaro forte è il più importante: queste aziende realizzano tra il 40% (Amazon) e il 60% (Apple) dei loro ricavi al di fuori degli Stati Uniti. L’impatto dei tassi di cambio è stato del 3-4% nel secondo trimestre del 2022, ma potrebbe raggiungere il 6% nel terzo. “Prevediamo che l’euro inizierà a recuperare terreno nel 2023, ma lo yen, la sterlina e alcune altre valute rimarranno deboli”, si legge nel report.
Il businss cloud trainato dalla digital tranformation
I servizi cloud rimangono solidi per le big tech. L’elevata crescita dei ricavi del cloud indica che le aziende stanno portando avanti i loro piani di trasformazione digitale nonostante le difficili condizioni macroeconomiche. Esse ritengono che questi investimenti siano importanti per generare ricavi e risparmiare sui costi a lungo termine. Microsoft Azure ha registrato un numero maggiore di accordi cloud di grandi dimensioni (oltre 1 miliardo di dollari) nell’ultimo trimestre. “Poiché la diffusione dei servizi cloud pubblici (servizi di elaborazione offerti da terzi tramite Internet) è ancora bassa, rimane un ampio spazio di crescita nei prossimi trimestri”, si legge nel rapporto.
Il contesto consumer è stato più difficile. Oltre all’indebolimento della domanda dei consumatori che ha colpito il mercato pubblicitario, anche la crescita della vendita al dettaglio online è rallentata (dopo l’impennata degli anni della pandemia).
Le nuove regolamentazioni sul digitale
“Il contesto sta diventando sempre più difficile, non solo in termini di condizioni macroeconomiche e di panorama competitivo, ma anche in termini di regolamentazione. Mentre rimaniamo scettici sul fatto che gli Stati Uniti approveranno leggi tecnologiche importanti prima delle elezioni di metà mandato del novembre 2022, l’Ue ha recentemente approvato le leggi sui mercati digitali e sui servizi digitali. Entrambe avranno un impatto sulle grandi aziende tecnologiche se applicate correttamente. Tuttavia, possono ancora sfruttare le loro dimensioni e le loro grandi riserve di liquidità, che ammontano a oltre 500 miliardi di dollari per le cinque società, per far fronte a condizioni più difficili”.