Potrebbe partire con le ali spuntate l’attuazione del Digital markets act (Dma) dell’Unione europea: 24 aziende del nostro continente accusano le big tech estere di non aver attuato le misure previste per la conformità (che scatta dal 7 marzo) alle nuove norme per la concorrenza sui mercati digitali dell’Ue. In una lettera aperta inviata alla Commissione e al Parlamento europei i firmatari invitano le autorità a fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che i gatekeeper designati in base al Dma, ovvero Amazon, Alphabet (Google), Apple, Microsoft, Meta e Bytedance (TikTok), rispettino la lettera e lo spirito della legge.
L’accusa: le big tech “resistono” al Dma
Secondo i firmatari della lettera alle autorità Europe, aziende e consumatori sono stati in gran parte “tenuti all’oscuro” su ciò che accadrà dopo il 7 marzo 2024, la scadenza fondamentale entro la quale tutti e sei i gatekeeper designati dal Dma devono rendere le loro piattaforme compliant.
“I firmatari di questa lettera rappresentano migliaia di aziende interessate dal Dma”, si legge. “Invitiamo i gatekeeper a confrontarsi il prima possibile con gli utenti aziendali e altre parti interessate, come le associazioni di imprese e consumatori, in un dialogo costruttivo e a compiere rapidi progressi sulle loro soluzioni di conformità proposte”.
Mercati digitali equi: i nodi dell’attuazione
Christian Kroll, ceo e co-fondatore di Ecosia, sostiene che le autorità di regolamentazione devono tenere sotto attento scrutinio le grandi aziende tecnologiche, o le imprese come la sua subiranno impatti finanziari negativi.
“C’è sempre stata una sfida enorme: Google ha avuto il monopolio per oltre un decennio, ma penso che oggi possiamo essere più ottimisti. È ancora da capire che cosa accadrà il 7 marzo, ma sappiamo che il 2024 deve essere l’anno in cui per la search online in Europa ci sarà un mercato equo“, ha dichiarato Klein a Cnbc.com.
Un tema portato in evidenza da Ecosia e da altri motori di ricerca concorrenti è la proposta di Google di creare una “schermata di scelta del browser” (choice screen), che visualizzerebbe nella stessa finestra diversi motori di ricerca tra cui gli utenti possono scegliere.
“Se questa schermata non è progettata in modo equo, rispettando la lettera e lo spirito del Dma, non vedremo un cambiamento positivo nella quota di mercato, anzi, rischiamo un ulteriore radicamento del dominio dei gatekeeper come Google e questo sarebbe un fallimento del Dma”, ha aggiunto Kroll.
In vista della scadenza del 2024, i firmatari della lettera aperta chiedono il sostegno attivo della Commissione europea e di tutte le parti interessate.
Gli incontri di Vestager con le big tech
La scorsa settimana, la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager ha incontrato gli amministratori delegati di Apple, Alphabet e Qualcomm per discutere della regolamentazione e della compliance. Con il ceo di Google Sundar Pichai, Vestager ha discusso esattamente della progettazione dei “choice screen”, dei requisiti sul self-preferencing ai sensi del Dma e anche dell’indagine antitrust che sta valutando il ruolo dell’azienda nel mercato della tecnologia pubblicitaria.
SU X Vestager ha riferito anche di aver discusso con Apple dell’obbligo di consentire la distribuzione delle app al di fuori dell’App store proprietario dell’azienda, nonché dei dossier aperti sui temi della concorrenza, come quello che coinvolge la piattaforma di streaming musicale Apple Music.
La commissaria non ha specificato cosa è stato discusso con il ceo di Qualcomm, Cristiano Amon.
Chi sono i firmatari della lettera aperta
- Adevinta (annunci online, Norvegia)
- Allegro (ecommerce, Polonia)
- Billiger.de (comparatore prezzi, Germania)
- Ceneo (ecommerce, Polonia)
- Compare group (comparatore prezzi, Paesi Bassi)
- Ecosia (motore di ricerca degli alberi, Germania)
- Element (messaggistica e collaborazione, Uk-Francia)
- Favi (motore di ricerca mobili e arredamento, Repubblica Ceca)
- gruppo Heureka (piattaforma ecommerce, Repubblica Ceca)
- Idealo (comparatore prezzi, Germania)
- Kelkoo (acquisti e comparatore prezzi, Francia)
- Ladenzeile (ecommerce moda, Germania)
- Le Guide.com (comparatore prezzi, Francia)
- Olx (marketplace, Paesi Bassi)
- Open-Xchange (suite software per la produttività, Germania)
- Panther holding (comparatore prezzi, Germania)
- Preis.de (comparatore prezzi, Germania)
- Prisjakt (comparatore prezzi, Svezia)
- Proton (Vpn, Svizzera),
- Qwant (motore di ricerca, Francia)
- Runnea (comparatore prezzi scarpe running, Italia)
- Schibsted (media e ecommerce, Norvegia)
- Solute (consulenza informatica, Spagna)
- Vipps (e-payment, Norvegia)
L’annuncio di Google
Intanto Google si attrezza per mettersi in regola con le norme Ue in vista della deadline del 7 marzo e annuncia che modificherà i risultati di ricerca online per dare maggiore risalto ai siti di confronto. Ai sensi del Digital Markets Act (Dma), l’azienda è infatti obbligata a trattare i servizi e i prodotti concorrenti allo stesso modo in cui tratta i propri quando li classifica nei risultati di ricerca.