I regolatori nazionali e soprattutto europei dovrebbero assumere un atteggiamento più favorevole verso il consolidamento sul mercato delle telecomunicazioni: lo hanno detto oggi in una conferenza organizzata dall’Etno a Bruxelles i Ceo di 10 Telco europee, ovvero Deutsche Telekom, Orange, Telefonica, Telecom Italia, Kpn, TeliaSonera, Telenor, Austria Telekom, Portugal Telecom e la belga Proximus.
Le aziende telecom scendono così in campo per far sentire la propria voce mentre i regolatori europei ancora devono dare il via libera definitivo a due importanti accordi di fusione in Gran Bretagna (O2 Uk–Three Uk) e in Italia (Wind–Tre Italia) e il regolatore britannico non ha terminato la valutazione dell’acqusizione di EE da parte di British Telecom.
La Commissione europea ha adottato una linea intransigente verso le operazioni di M&A tra operatori mobili da quando l’Antitrust è guidato da Margrethe Vestager e già la proposta fusione tra TeliaSonera e Telenor in Danimarca è stata bocciata.
I dieci Ceo chiedono ora ai regolatori di rivedere la propria posizione in nome delle esigenze di investimento, innovazione, efficienza e qualità del servizio.
“Il nostro settore ha bisogno di economie di scala e i mercati devono funzionare a livelli ottimali”, hanno detto in una nota congiunta le dieci Telco. I Ceo chiedono regole più “light” per l’accesso alla rete ai concorrenti di mercato: secondo le telco, i prezzi devono essere regolati solo in casi eccezionali, un messaggio rivolto in questo caso al commissario Gunther Oettinger che sta rivedendo le regole Ue sul mercato delle Tlc.
“Siamo disposti a un patto pubblico-privato per investire decine di miliardi ma vogliamo sapere qual è il grado di libertà nello sviluppo delle tecnologie, quale sarà la disponibilità futura di spettro, quali sono i vari quadri di cui si compone il digital market europeo”, ha chiarito il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi incontrando i giornalisti a Bruxelles.
Per Recchi la regolazione Ue “deve cambiare passando da un orientamento volto solo a liberalizzare il mercato a una fase di costruzione di un mercato favorevole all’ investimento, che tenga conto del fatto che l’evoluzione tecnologica non avviene più una volta ogni dieci anni, ma c’è un progresso continuo anno dopo anno”. Spesso il quadro di regolazione “insiste nel normare prezzi e condizioni antitrust, non è volto a premiare per investire a fronte del rischio che l’investitore corre, si basa su una definizione di ‘incumbent’ che non esiste più. In sostanza occorre passare dalla fase in cui ci si concentra sull’accesso alle reti alla ricerca di nuove modalita’ di regolazione che incoraggino gli investitori a metterci dei soldi”, ha spiegato.
Il predecessore della Vestager ha ammesso accordi di fusione in Austria, Germania e Irlanda perché comunque su questi mercati sono rimasti tre operatori di rete mobile, considerati sufficienti a garantire la competizione. Ma nel caso danese, la Vestager ha ritenuto che occorresse mantenere un quarto player sul mercato. “Non sono né favorevole né contraria al consolidamento, sono solo pro-concorrenza”, ha dichiarato la Vestager. “E’ questo il mio compito”.
Sul tema è intervenuto anche il commissario Ue al Mercato unico digitale, Andrus Ansip, secondo cui “ammorbidire le regole di concorrenza non è la risposta giusta, trasferirebbe solo i costi degli investimenti nelle reti ai consumatori che avrebbero meno scelta e prezzi più alti, né il consolidamento del settore è necessariamente la risposta”. Ansip ha difeso la tesi secondo cui un mercato delle tlc competitivo “si fonda sulle connessione di reti di società diverse” e che “i gruppi di telecomunicazioni in Europa stanno già investendo nelle reti 4G/Lte senza fondere le loro operazioni”. Però ha ammesso che “un grado di consolidamento può anche portare a benefici potenziali: il consolidamento cross-border, per esempio, può essere la via per integrare le reti, ma ogni caso deve essere giudicato nel merito e se i consumatori ne beneficeranno”.