“È arrivata l’ora dell’edge Internet”: all’Emea Edge Forum di Akamai svoltosi a Barcellona oltre che una strategia di business la parola edge è stata una specie di mantra fra gli oltre 500 presenti fra clienti, dipendenti, business partner, analisti, giornalisti.
E lo si capisce. Nata 20 anni fa con una strategia basata proprio su servizi di accelerazione della distribuzione dei contenuti web partendo dal margine della rete e non da server centralizzati, l’attuale evoluzione tecnologica e di mercato rappresenta per l’azienda americana il coronamento di una visione. Anche perché la congestione della rete come è oggi è ormai evidente a tutti, così come è evidente che se ne esce decentrando piuttosto che accentrando ancora.
Sul palco di Barcellona insieme a Tom Leighton, ceo e co-founder di Akamai, c’era anche Tim Berners-Lee, padre del World Wide Web. Non solo perché i due personaggi si sono incontrati nel 1998 al Mit dove entrambi erano “lecturer”, ma perché – come ha ricordato Leighton – l’idea del modello di business e tecnologico di Akamai gli è venuta proprio dalle considerazioni di Berners-Lee sul web come entità decentrata.
Che poi la Rete si sia evoluta diversamente dalle aspettative del suo fondatore, con modelli di accentramento piuttosto che di decentralizzazione, è un altro discorso. Questi modelli, però, stanno oggi mostrando la corda e il decentramento sta tornando in scena. E Akamai, con la sua presenza in 147 Paesi grazie a 240.000 server distribuiti in 4.000 location, appare “la meglio piazzata di tutti” per offrire servizi di Cnd e di security nell’era dell’edge, come osserva con soddisfazione Leighton.
Una nuova era del web in cui crede fermamente anche Berners-Lee: “All’inizio non avevamo immaginato che il WWW si sarebbe sviluppato nel modo accentrato come lo vediamo oggi. Eppure, proprio per il suo design intrinseco, il web non ha centro. Adesso è arrivato il momento della ri-decentralizzazione che aprirà a una nuova generazione di tecnologie, di business e di innovatori sociali”.
Il capo di Akamai fa eco: “È finita l’era dell’Internet cloud centered. Applicazioni, intelligenza, sicurezza sono destinate a spostarsi ai margini della rete e non più nei grandi cloud all’interno del core network”.
Per l’azienda Usa si tratta una evoluzione decisamente interessante: “Sull’edge abbiamo scommesso sin da quando siamo nati, 20 anni fa”, ribadisce Leighton con l’aria di chi ha visto lontano. La conseguenza di tutto ciò è nelle cose. Se davvero “l’edge si mangerà il cloud”, come sostiene Gartner, l’esperienza di applicazioni ai margini della rete maturata nella sua vita ventennale da Akamai diventa un fattore competitivo trainante: come servizi, ma anche come esperienze di sicurezza basate non sul centro ma sulla connettività diffusa.
È l’evoluzione stessa del traffico di Internet, il modo come milioni e milioni di persone (e in futuro di cose) interagiscono oggi sulla rete, quello che si aspettano dai servizi web a rappresentare il grande traino dello spostamento del baricentro verso la periferia della nuvola. Emblematica, questo proposito, la crescita esponenziale del traffico video.
Sempre più fruiamo di programmi televisivi, film, eventi sportivi, concerti, spettacoli, giochi online attraverso Internet. Abitudine che va ad intaccare il monopolio dei broadcaster televisivi vie etere e degli operatori tv via satellite. “La tendenza è destinata a crescere ancora di più. I consumatori vorranno vedere i video di interesse da qualunque device e ovunque si trovino, non solo dalla poltrona di casa davanti alla tv”, osserva Leighton.
La conseguenza è che di fronte a terabyte di traffico Internet crescenti in maniera esponenziale, la Rete comincia ad intasarsi. I grandi server al centro del core network non sono più in grado di reggere una domanda sempre più esigente, che chiede una qualità sempre maggiore delle immagini e dei video (in termini di risoluzione) ma anche pretende latenze sempre più basse, in particolare quando si tratta di eventi live, come quelli sportivi o, nel caso del business, di transazioni finanziarie o di applicazioni mission critical.
Si tratta di una tendenza che può mettere ai margini i tradizionali network terresti o via satellite, ma che stressa anche le reti di telecomunicazione e la loro organizzazione logica. Come del resto hanno potuto verificare gli utenti di Dazn in Italia.
“Oggi i colli di bottiglia non sono nell’ultimo miglio come dieci anni fa – sostiene il ceo di Akamai – ma risiedono all’interno dello stesso core network. Dai dati in nostro possesso, la qualità di trasmissione nell’ultimo miglio è decisamente migliorata rispetto al passato, in particolare nelle grandi città europee e americane. Ora il bottom neck è rappresentato dai grandi cloud server collocati al centro del core”, sostiene Leight.
Per chi gestisce le reti è una specie di paradosso del successo: più cresce la domanda dei consumatori, più si alzano i costi di trasporto e più si abbassa la qualità del servizio. Per farvi fronte sono necessari ulteriori investimenti.
Ma non si tratta soltanto di vincere la sfida della scalabilità e della quantità di dati trasportati. Sempre più servizi richiederanno latenze bassissime: dagli eventi trasmessi live (in particolare quelli sportivi), ai servizi finanziari, all’automotive, alla robotica a distanza solo per dirne alcuni. Un web centralizzato non riesce a rispettare tempi di consegna sufficienti.
La risposta sta nei server decentrati sull’edge della rete, sempre più vicini ai device degli utenti con cui sono chiamati ad interfacciarsi. Il “modello Akamai”, appunto. “Continuiamo ad investire per arricchire la qualità dei nostri servizi con nuove funzionalità che migliorano le performance di traffico – dice Leighton – Ciò significa drastici miglioramenti nei tempi di load delle pagine, maggiori ordini che vanno a compimento, migliore conversione dei clienti.
Secondo Leight, sono cinque le forze trainanti dell’edge: media (tempi di visualizzazione e latenza), performance delle applicazioni (capacità di ingaggio dei clienti), Iot, blockchain e security. E proprio sulla sicurezza Akamai si gioca una partita importante. L’idea di fondo è che i firewall costruiti attorno ai server aziendali sono tecnologia vecchia, facilmente superabile non solo con attacchi esterni ma anche con intrusioni dall’interno. La risposta è nella “zero trust security” con i controlli che si spostano direttamente sull’edge visto anche come una barriera tra i server aziendali e le device con cui si scambiano informazioni.