In testa agli effetti delle liberalizzazioni più apprezzati dai consumatori c’è il calo dei prezzi nelle telecomunicazioni. Il 62% degli intervistati da Doxa su questo argomento hanno giudicato “molto o abbastanza” soddisfacente la riduzione delle tariffe nelle tlc: a seguire il 43% di giudizi positivi sull’effetto nelle assicurazioni, il 41% nel campo dei trasporti, mentre in coda alla classifica ci sono le banche, dove secondo il 32% del campione si dichiara soddisfatto.
La rilevazione è stata presentata insieme a un rapporto sullo stato delle liberalizzazioni in Italia realizzato da I-Com in collaborazione con Comin&Partners in occasione del convegno “Liberi di scegliere o disorientati? Cittadini e imprese al bivio delle liberalizzazioni”. I lavori sono stati introdotti da Gianluca Comin (fondatore della Comin & Partners), Stefano da Empoli (presidente di I-Com) e Vilma Scarpino (amministratore delegato di Doxa). Il rapporto e il sondaggio sono stati lo spunto per il dibattito a cui hanno preso parte Guido Bortoni (presidente autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico), Andrea Camanzi (presidente Autorità di regolazione dei trasporti), Giovanni Pitruzzella (presidente autorità garante della concorrenza e del mercato), Riccardo Cesari (Consigliere Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) e Antonio Preto, (Commissario Autorità per le garanzie nelle comunicazioni).
Quanto alla libertà di scelta del fornitore, secondo l’indagine Doxa, sono ancora le telecomunicazioni, con il 76%, che agli occhi dei consumatori risultano il mercato più aperto, seguito da Energia Gas, 65%, e dalle assicurazioni, 62%. All’ultimo posto il sistema bancario. Sul fronte della concentrazione del mercato le liberalizzazioni hanno portato a un maggior numero di aziende concorrenti nel settore Tlc (79%), seguito da Energia-Gas (73%) e assicurazioni (64%). Tra i mercati che hanno invece registrato un minor grado d’apertura a nuovi player troviamo i trasporti (56%) e le banche (52%).
Secondo lo studio I-Com”il processo di liberalizzazione dei mercati ha subito una generale battuta d’arresto negli ultimi anni, in coincidenza con l’esplodere della crisi economica. Rimangono dunque margini di miglioramento in tutti i settori analizzati e, in particolare, in alcuni mercati dove l’Italia si colloca al di sotto del grado medio di apertura del mercato registrato in tutta l’Unione Europea”.
Il report evidenzia che “nei mercati a rete (tlc, energia e Gas, poste e trasporti) e nei mercati finanziari (banche e assicurazioni) l’Italia ha un grado di apertura dei mercati alla concorrenza quasi sempre superiore alla media europea: ottavo posto tra i 28 Paesi Ue (nei settori a rete), con livelli particolarmente avanzati e nell’energia”.
“Se invece si considerano solo i cinque grandi Paesi europei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia) – prosegue il rapporto – il nostro Paese registra un grado di liberalizzazione dei mercati mediamente più basso, con la Gran Bretagna che si attesta in cima alla classifica dei Paesi con i mercati più competitivi. Ma se guardiamo al trend dal 2005 ad oggi – si legge ancora nello studio – tranne la Gran Bretagna, è l’Italia a migliorare di piu’ (-31,2% del grado di restrittività complessivo dei mercati a rete) e sia nelle telecomunicazioni che dell’energia elettrica conquista il secondo posto assoluto rispettivamente dopo Gran Bretagna e Spagna”.