LA VERTENZA

Licenziamenti Ibm, i sindacati: “Governo convochi azienda”

Manifestazione a Montecitorio contro i 100 licenziamenti annunciati. Il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, riceve i lavoratori. Tempo fino al 19 maggio per trovare un accordo in Assolombarda

Pubblicato il 17 Mag 2016

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Manifestazione oggi a Montecitorio dei lavoratori Ibm, in protesta contro i 100 licenziamenti annunciati dall’azienda. I rappresentanti di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm sono stati ricevuti in commissione lavoro del Senato dal presidente Maurizio Sacconi. “Abbiamo protestato anche contro l’atteggiamento di questa azienda, che da tanti anni ha ridotto la sua presenza in Italia di circa un quarto con procedure di licenziamento collettivo ed esternalizzazioni che sono spesso finite con il licenziamento dei lavoratori – sottolinea Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom Cgil – Ibm è uno dei principali fornitori della Pubblica amministrazione di strumenti software: è impensabile che lo Stato paghi un’azienda che potrebbe mettere in pratica comportamenti socialmente irresponsabili. Al presidente Sacconi abbiamo esposto le nostre considerazioni e rimostranze. Oggi l’Ibm, invitata dalla commissione lavoro, non si è presentata, e pare che abbia dato disponibilità per un’audizione in Commissione Lavoro al Senato per il 24 maggio”.

I prossimi appuntamenti della vertenza sono l’incontro tra sindacati e aziende in programma per il 19 maggio in Assolombarda, e se questo dovesse chiudersi con una fumata nera un ultimo incontro per un tentativo di mediazione al ministero del Lavoro per il 26 maggio.

“L’azienda oggi ha 5.500 lavoratori, prima della crisi ne aveva 8.500 – afferma Nicola Alberta, segretario nazionale Fim Cisl – un trend negativo che continua, visto che è stata attivata la procedura di mobilità per 100 impiegati. Chiediamo al Senato, alla Camera e al Governo di coinvolgere l’azienda per un incontro sulle scelte industriali nel nostro Paese che non si riducano ad una mera riduzione di occupazione e di attività. Il Governo inoltre dovrebbe richiamare Ibm al rispetto delle corrette relazioni sindacali, che vedano la partecipazione dei lavoratori ma anche delle istituzioni del territorio”.

A Ibm chiediamo di fare scelte di investimento e di allargamento di business sul software e sui servizi tecnici avanzati, unitamente ad una maggior capacità di autonomia dal Gruppo americano nelle scelte specifiche che riguardano lo sviluppo aziendale in Italia – conclude Alberta – Bisogna aprire un confronto serio sui piani industriali di prospettiva, a partire dall’area ex Expo, ma anche in tutto il Paese. Perché lo sviluppo, per essere veramente tale, si fa con i lavoratori, non contro di loro”.

“Siamo convinti che anche questa vertenza riusciremo a risolverla il 24 Maggio con un accordo sindacale, ma il problema non sono gli attuali 100 esuberi – afferma Ariel Hassan, segretario della UIlm di Roma – A livello Europeo ci fanno capire che questa ristrutturazione continuerà. Ogni anno, tra trasferimenti collettivi risolti con dimissioni volontarie, cessioni di ramo d’azienda e procedure di licenziamento collettivo vanno via dai 250 ai 300 dipendenti. Contemporaneamente l’azienda fa acquisizioni e investimenti come quelli dell’area Expo: accordi importanti ma dal punto di vista occupazionale ne sappiamo ben poco. Abbiamo quindi spiegato alla commissione lavoro del Senato che è necessario che l’azienda si confronti con noi presso il Ministero dello Sviluppo Economico con un piano industriale di più ampio respiro che dia garanzie e certezze ai lavoratori di questa società”.

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