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L’Italia fra i “modesti” del digitale europeo. La Bei: “Troppi ostacoli normativi”

Il report “Who is prepared for the new digitale age” scatta l’istantanea del livello di digitalizzazione nei comparti produttivi. La regolamentazione del mercato del lavoro, le complesse politiche aziendali e fiscali e la scarsità di personale qualificato i maggiori ostacoli sul cammino nazionale

Pubblicato il 21 Apr 2020

copetina

Normative del mercato del lavoro, regolamenti aziendali e fiscalità, mancanza di disponibilità di personale: sono questi i tre maggiori ostacoli sul cammino italiano del digitale secondo quanto emerge dal report “Who is prepared for the new digitale age” appena presentato dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei). Il corposo studio, da oltre 130 pagine, analizza lo status quo in tutti i Paesi dell’Unione.

L’Italia si colloca fra i “modesti”, ossia fra i Paesi in cui il digitale sta sì crescendo in termini di adozione in particolare sul fronte delle infrastrutture disponibili ma in cui resta forte il gap relativamente ai comparti che hanno colto le opportunità della digitalizzazione a sostegno del business. Eppure i risultati sul fronte dei benefici sono già palpabili: quasi il 60% delle aziende del digitale ha aumentato la propria forza lavoro negli ultimi 3 anni e la produttività media del lavoro per dipendente sono entrambe superiori alla media Ue e Usa.

“La digitalizzazione è un’enorme opportunità e una sfida per l’attuale generazione. Sarà necessario rivoluzionare il mondo del lavoro, le strutture commerciali e le catene del valore, nonché tutte le strutture di mercato. La pandemia Covid19 è un promemoria della rilevanza e la necessità della tecnologia digitale per una varietà di aziende e settori: dalla salute al vendita al dettaglio, dalla produzione all’istruzione. Questo è il motivo per cui questa pubblicazione è particolarmente rilevante, in quanto fornisce un’istantanea sui livelli di digitalizzazione delle imprese in Europa e negli Stati Uniti”, sottolinea Debora Revoltella Director Economics Department della Bei nell’introduzione al report.

Lo studio evidenzia in che modo l’accesso alla gestione, alla manodopera qualificata e all’ambiente normativo influiscono sulla digitalizzazione di aziende europee e statunitensi. E l’analisi Paese per Paese può aiutare gli Stati membri  a valutare settori in cui le imprese ottengono buoni risultati e quelli in cui si potrebbe aver bisogno di riforme politiche per promuovere al meglio la digitalizzazione. “La digitalizzazione è associata a migliori prestazioni aziendali – si legge sempre nell’introduzione -, Le aziende digitali tendono ad avere un livello superiore produttività rispetto alle aziende non digitali, avere migliori pratiche di gestione, essere più innovative, crescere più velocemente e creare posti di lavoro più remunerativi”. Ma l’Europa deve fare i conti con una dimensioni delle imprese troppo contenuta.

Ci sono molte piccole imprese nell’Unione europea che non investono in tecnologie digitali. Le normative del mercato del lavoro, la regolamentazione e la mancanza di finanziamenti rappresentano i principali ostacoli agli investimenti, che possono esacerbare ulteriormente il ritardo nell’adozione della tecnologia digitale”, evidenzia Revoltella.

Il gap fra Europa e Stati Uniti resta profondo, soprattutto in alcuni specifici comparti. La differenza è particolarmente forte nel settore delle costruzioni, dove la quota delle imprese digitali è del 40% nell’Unione Europea contro il 61% negli Stati Uniti. La differenza nei tassi di adozione tra Ue e Usa è di ben 13 punti percentuali nei servizi e 11 punti percentuali nell’infrastruttura.

IL REPORT DELLA BEI “WHO IS PREPARED FOR THE NEW DIGITAL AGE”

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