Anche Apple potrebbe restare intrappolata nella guerra commerciale con la Cina condotta da Donald Trump a suon di dazi: la nuova tassa del 10% minacciata sui prodotti che arrivano dal paese asiatico potrebbe colpire molti dei device che fanno parte delle attività alternative ai computer Mac e ai cellulari iPhone, accessori ad alto valore aggiunto e veloci tassi di crescita come il wearable Apple Watch, le cuffie AirPod e gli altoparlanti per la casa intelligente HomePod.
A giugno il New York Times aveva riportato che il presidente Trump si era incontrato con Tim Cook e si era offerto di lasciar fuori gli iPhone dalla guerra commerciale con la Cina, notizia poi smentita dal consulente della Casa Bianca Peter Navarro. Il Ceo di Apple fino a quel momento poteva comunque dormire sonni tranquilli: le sue relazioni con la Cina sono di lunga data tanto da spingere alcuni analisti ad affermare che Apple sarebbe rimasta al riparo anche con l’intensificarsi della Trade War.
Nel mese scorso Trump ha tuttavia inasprito il braccio di ferro commerciale con la Cina a tal punto da annunciare un nuovo round di dazi che, per la prima volta, colpisce prodotti consumer. Questi dazi (che dovrebbero entrare in vigore tra un mese mese) si aggiungono a quelli entrate in vigore il 6 luglio; la nuova lista nera, tassata del 10%, include beni di largo consumo importati dalla Cina per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari (quasi la metà dell’intero export cinese verso gli Stati Uniti), come pesce, valige, pneumatici, guinzagli per il cane, guanti da baseball, mobili, materassi, capi di abbigliamento, dispositivi elettronici tra cui cineprese, componenti per telefoni e schermi Tv piatti. Anche gli smart speaker (inclusi Amazon Echo e Google Home), orologi smart e bracciali per il fitness (come Fitbit) potrebbero essere colpiti da nuovi dazi.
Mentre Trump diventa sempre più aggressivo Apple dovrà tornare a farsi i suoi calcoli e potrebbe essere costretta ad alzare i prezzi sul mercato statunitense per compensare l’aumento delle tariffe sulle importazioni dei prodotti fabbricati in Cina o accettare un impatto sui suoi margini di profitto. Gli analisti di Morgan Stanley hanno scritto che l’escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina rappresenterà “uno dei maggiori rischi” per il titolo Apple di qui alla presentazione del prossimo iPhone (a fine settembre). Le prestazioni di Apple continuano ad essere brillanti, perché l’azienda riesce a portare sempre più in alto il prezzo del suo prodotto di punta, l’iPhone; ma i volumi di vendita dello smartphone crescono a ritmi sempre più lenti e gli investitori osservano con attenzione l’andamento dei prodotti alternativi.
La società di ricerche Canalys stima che Apple abbia distribuito 3,5 milioni di Apple Watch nel secondo trimestre (i risultati ufficiali arriveranno domani sera), un incremento del 30% anno su anno, di cui più della metà sono stati venduti in Nord America. Gli analisti di Above Avalon si aspettano che il fatturato dei prodotti “non core” di Apple sia cresciuto del 38% anno su anno nel secondo trimestre, contro un incremento del 17% del fatturato degli iPhone. Nel tempo, i prodotti come AppleWatch e gli altoparlanti HomePod potrebbero rappresentare una fetta consistente delle revenues della Mela, superando i computer Mac e il tablet iPad, dietro solo a iPhone e servizi. I dazi di Trump introducono tuttavia un elemento di incertezza che potrebbe ridimensionare notevolmente questi ritmi di crescita.
La Cina è sede di gran parte della produzione Apple: quasi tutto l’hardware è attualmente realizzato da partner in outsourcing situati per lo più in Asia e la parte del leone è svolta dallo stabilimento Foxconn a Zhengzhou, nella Cina centrale, dove vengono assemblati gli iPhone.