Sono gli abbonamenti alle piattaforme online a sostenere, nel primo semestre 2019, i ricavi del mercato della musica, che toccano gli 86 milioni di euro con un +5% rispetto allo stesso periodo del 2018.
A portare in terreno positivo il comparto, secondo i dati diffusi da Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana, è infatti la crescita a due cifre, con un +32%, dello streaming musicale, che ormai da solo raccoglie il 63% dei ricavi dell’industria discografica e da gennaio a giugno ha raccolto 54 milioni di euro. Segnali incoraggianti anche dall’Ad-supported audio, che effettua il sorpasso sul video sharing.
L’altra faccia della medaglia è il -26% registrato dalle vendite di supporti fisici: unica eccezione sono i vinili che – pur con numeri in assoluto molto ridotti rispetto al resto di questo sottosettore, di cui rappresentano il 31% – hanno registrato una crescita del 4,8%.
A rendere ancora più evidente la dinamica di “digitalizzazione” del mercato discografico c’è il fatto che oggi i supporti fisici rappresentano soltanto il 27% del comparto, con un -12% rispetto al primo semestre 2018.
Andando a scandagliare più da vicino i dati delle vendite, emerge che quello della musica italiana si è rivelata da gennaio a giugno un ambiente particolarmente dinamico, che ha conquistato le vette delle vendite sia per gli album, con otto titoli nella top ten, sia per i singoli, con sette titoli nella top ten.
“Da segnalare, naturalmente – conclude Fimi – anche la buona prestazione del bonus cultura 18app, che nel primo semestre ha sviluppato un fatturato di circa 11 milioni di euro: nel 2019 sono stati infatti circa 430 mila i diciottenni che hanno aderito all’iniziativa. Complessivamente, nel 2018, il bonus cultura aveva pesato per 21 milioni di euro”.