INDUSTRIA 4.0

Luca Beltrametti: “Stampa 3D, per le Pmi grandi vantaggi”

Il direttore del dipartimento di Economia dell’Universiatà di Genova: “Il guadagno non è negli oggetti low cost, ma nell’efficientamento del ciclo produttivo”

Pubblicato il 11 Set 2015

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«La mia idea è che la stampa 3D sia l’ultimo episodio della terza rivoluzione industriale, quella che nasce nella seconda metà del ‘900 con l’avvento del computer, e che oggi si ponga esattamente a cavallo con il passaggio alla quarta”. Così Luca Beltrametti, direttore del dipartimento di economia dell’Università degli studi di Genova, inquadra il fenomeno delle stampanti 3D, oggi sulla cresta dell’onda per via dei movimenti dei Makers e dei Fab-Lab, nel contesto della storia dell’industria. “Il principio – spiega – è proprio quello su cui si è fondata la terza rivoluzione industriale: poter concepire oggetti virtualmente, attraverso il computer, e affidarne la realizzazione a una macchina. Vale allo stesso modo per le macchine a controllo numerico, le cosiddette macchine utensili, e per le stampati 3D: c’è un uomo che progetta un oggetto al computer e poi il computer governa una macchina, che realizza l’oggetto. Non a caso la stampa 3D esiste da 30 anni per la prototipazione”.

Beltrametti, perché allora se ne parla come di una novità dirompente?

Negli ultimi due anni sono successe due cose importanti: da un lato sono entrate sul mercato stampanti 3D a bassissimo costo, e questo ha dato vita ai makers, un fenomeno nuovo e interessante di produzione e circolazione diffusa di idee e di nuovi modi di produrre. Ma l’altro aspetto è la comparsa di macchine per uso industriale, estremamente costose, che possono produrre oggetti in metallo, dall’acciaio al titanio a nuove leghe. Grazie a questi due fatti la stampa 3D assume oggi una nuova importanza.

Qual è il collegamento tra la stampa 3D e l’industria 4.0?

È principalmente nel fatto che ora diventa possibile, per una impresa manifatturiera, gestire produzioni fortemente personalizzate. Una delle caratteristiche delle stampanti 3D è che il costo delle varianti è quasi zero: se io parto da un file, produrre tramite questa tecnologia 10 oggetti uguali tra loro o 10 oggetti leggermente differenti l’uno dall’altro ha sostanzialmente lo stesso costo. La personalizzazione delle produzioni è una delle caratteristiche dell’industria 4.0: nella quarta rivoluzione industriale i sistemi cyber fisici partecipano a una dimensione più orizzontale, dove i confini sono meno chiari tra mondo digitale e manifatturiero, e si creano forme nuove di complementarietà tra manifattura e servizi.

Il principio vale per le pmi come per le grandi imprese manifatturiere?

Si può fare esercizio di ottimismo e dire che oggi la stampa 3D funziona bene dove le quantità da produrre non sono enormi: piccole e medie imprese manifatturiera, dove si sviluppano produzioni di nicchia molto specializzate. Ma se si volesse essere pessimisti si potrebbe pensare che l’industria 4.0 insieme alla stampa 3D potrebbe permettere alle grandi imprese di entrare anche in nicchie dove prima non riuscivano a essere competitive.

Prevarrà la visione ottimista o quella pessimista?

Credo che prevalgano gli aspetti positivi, perché uno dei punti di forza dell’industria italiana è la capacità creativa, non tanto di inventare nuove tecnologie quanto di inserire in produzioni tradizionali le novità tecnologiche. Una caratteristica della manifattura additiva è che bisogna ripensare la forma degli oggetti per sfruttare la massimo i guadagni di efficienza associati con nuove geometrie e nuovi materiali. Su questo le pmi italiane hanno il potenziale per enormi guadagni.

Quindi la convenienza sta non tanto nelle caratteristiche del prodotto finale, quanto nei miglioramenti dell’efficienza del processo produttivo?

Il vero guadagno si ha non nella produzione di un oggetto finale che “costa meno”, ma nel rendere più efficiente il ciclo produttivo che porta alla realizzazione di quel prodotto. Un esempio è di Tetrapack: a Modena, dove l’azienda ha i laboratori di ricerca e sviluppo, ha prodotto in manifattura additiva un soffiatore di aria calda che ottimizza la geometria dei canali interni di circolazione dell’aria, consentendo risparmi importanti sul funzionamento del macchinario, in termini di energia, e quindi di denaro, nell’intero ciclo di vita del macchinario.

La stampa 3D sostituirà le tecnologie esistenti, o le affiancherà?

Sarà una tecnologia complementare: parlando con gli addetti ai lavori mi sembra che questa sia la prospettiva più probabile a lungo termine: alcuni produttori stanno immaginando grandi macchine che uniscono le caratteristiche delle macchine utensili attuali con la stampa 3D.

La stampa 3D è destinata a cambiare i modelli di business?

Questo probabilmente avverrà. In futuro si ridurrà lo stoccaggio nei magazzini dei pezzi di ricambio, si potrà pensare alla produzione degli oggetti, anche decentrata, nel momento in cui serviranno. Anche in questo caso il pezzo in sé potrebbe venire a costare forse un po’ di più, ma il risparmio sarebbe grande in termini di immobilizzazione di capitale, costi di magazzino, spedizione del pezzo di ricambio.

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