Lucarelli: “Basta con l’in-house dei servizi pubblici innovativi”

Il vice presidente di Csit plaude all’impostazione del governo sulla riforma dei servizi pubblici locali. “Con altrettranta efficacia regolamentare e liberalizzare il comparto dell’innovazione”

Pubblicato il 23 Lug 2010

 “Soddisfazione per l’impostazione data dal Governo alla
riforma dei servizi pubblici locali con cui, finalmente, si
introducono quei principi di concorrenza e trasparenza basilari per
avviare il processo di modernizzazione e qualificazione del
settore. Ora, auspichiamo che con altrettanta efficacia si passi al
più presto a regolamentare l’azione pubblica nel settore dei
servizi innovativi e di mercato, dove l’invadenza imprenditoriale
dello Stato e la pratica dell’in house trovano ancor meno
giustificazione”. Con queste parole Ennio Lucarelli,
vicepresidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici
commenta il testo di regolamento attuativo approvato ieri dal
Consiglio dei Ministri per la liberalizzazione dei servizi pubblici
locali.

“Riteniamo particolarmente importante l’introduzione
obbligatoria del parere dell’Antitrust per motivare la scelta di
affidamenti in house – continua Lucarelli – la quale potrà
essere adottata solo a fronte di particolari condizioni di mercato
in cui la libera iniziativa economica privata non risulti idonea e
, comunque, a patto che non rappresenti fattori discorsivi della
concorrenza. Qualora questo principio venisse applicato anche alla
presenza pubblica nel settore dei servizi innovativi e tecnologici,
sarebbe estremamente difficile trovare le ragioni per continuare,
come sta avvenendo soprattutto da parte di Regioni, Province,
Comuni e Comunità montane, a costituire società ad hoc a cui
affidare in house attività come l’informatica, l’ingegneria,
la consulenza, il marketing, il facility management , dove
l’imprenditoria privata è forte di circa 1 milione di imprese
che, lungo tutto il territorio della penisola, occupano circa 2,5
milioni di addetti”.

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