STRATEGIE

Lucarelli (Csit): “Liberalizzazioni, l’Italia non può più aspettare”

Il presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici: “Auspichiamo che il governo metta in campo una strategia basata su concorrenza e innovazione”. E sulle partecipate: “Riforma troppo timida”

Pubblicato il 31 Mar 2017

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“Apprezziamo molto le dichiarazioni del Premier Gentiloni, al B7-Business Summit di oggi in vista del G7 di Taormina, su fiducia, coesione sociale, società aperte e libero mercato per accelerare la crescita e sviluppo a livello internazionale e nazionale”. E’ il commento di Ennio Lucarelli, presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, secondo cui da qui è necessario ripartire per rafforzare il meccanismo del libero mercato, come facilitatore di crescita, anche in Italia.

“Occorre fare uno sforzo in più a livello di Sistema Paese per far si che l’Italia torni rapidamente a crescere e non vanifichi gli sforzi e i sacrifici fin qui fatti per il risanamento delle finanze pubbliche – doce Lucarelli – Non è più possibile, in Italia, aspettare e rimandare il tema delle riforme e delle liberalizzazioni auspicando che il Governo si impegni fortemente ad avviare una nuova stagione di riforme portando a termine con ferma convinzione una strategia di crescita stabile e duratura basata su più concorrenza e innovazione che certamente avvicinerà i tassi di crescita dell’Italia a quello dei nostri principali concorrenti europei.”

Secondo Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici la parola chiave è dunque apertura dei mercati, più concorrenza e liberalizzazione dell’economia, rimuovendo monopoli indebiti anche a livello nazionale, locale e regionale riportando la presenza del pubblico al suo ruolo naturale di governo, controllo ed erogazione di servizi pubblici efficienti e di qualità. Liberalizzazioni e apertura del mercato da troppo tempo attesi con riforme ancora timide a partire dagli ultimi sviluppi del Testo Unico in materia di società partecipate che sembrerebbero andare in direzione contraria alla linea indicata dal Presidente del Consiglio, indebolendo nel complesso l’impianto generale della riforma”.

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